Siamo arrivati all'epilogo dell'inchiesta. Se avete seguito le prime due parti, avrete visto che esse hanno trovato conferma negli interventi più sagaci di alcuni commentatori e di alcuni senatori in aula oggi. Vi abbiamo svelato in anticipo la trama, ora leggere il libro sarà molto più semplice.
Veniamo dunque al siluramento della Bonino, tutto esclusivamente politico, sia ben chiaro.

Ci eravamo lasciati con questa domanda: "Perchè la Bonino, il ministro più capace e di maggior credibilità e spessore internazionale del precedente governo, data da tutti i commentatori come sicura nel governo Renzi, è invece stata silurata?"

Perchè oggi avrebbe potuto ottenere, come è in realtà accaduto, un successo di cui il governo Renzi non avrebbe potuto attribuirsi il merito, ma che anzi sarebbe stato usato contro di lui.
Non è casuale l'attacco di oggi sui giornali della Mogherini, che dice, a proposito dei marò, "molte cose potevano essere fatte meglio" e nemmeno la telefonata di ieri di Renzi ai nostri militari, eppure di cose da fare ne aveva parecchie!

In nome dell'interesse politico una persona di specchiato valore morale e di assoluto spessore internazionale è stata silurata in un attimo, anche perchè con la sua personalità autorevole avrebbe evidenziato la scarsa consistenza di questo governo raccogliticcio, fatto in fretta e furia col manuale Cencelli, tanto non è destinato a durare.

Tempi durissimi anche per i superstiti Psi, a cui il vendicativo Matteo non ha perdonato di essersi schierati contro di lui con i comitati pro Bersani: con l'entrata del PD nel Partito Socialista Europeo ha chiuso loro anche l'ultima bomboletta di ossigeno.

Renzi ha dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio di poter competere alla pari, non solo come comunicazione e decisionismo, ma anche come cinismo e pragmatismo, con gli altri due strateghi della politica Italiana, Berlusconi e Grillo.
Oggi l'editoriale del Messaggero titolava: "Ora la legge elettorale con la pistola fumante sul tavolo"

Sintesi perfetta di quello che accadrà!

Veniamo ora a Grillo, quarant'anni di mestiere nella comunicazione e con uno stratega come Casaleggio alle spalle e non solo.
Lui non aveva scelta, il suo vero "nemico" l'ha chiuso in un angolo e non poteva fare altro che difendersi.
E' praticamente obbligato a cercare le elezioni a tutti i costi, sia perchè un lungo governo Renzi lo logorerebbe inesorabilmente, sia perchè per poter essere competitivo ha bisogno di avere alle spalle un gruppo compatto e l'armata Brancaleone che ha dovuto mandare in parlamento, potendo contare solo sulla rete e non sul territorio, tutto è tranne che compatta, perde pezzi ogni giorno.

La minaccia delle elezioni è l'unica arma che ha, in attesa di poter portare dei correttivi nella prossima legislatura, a costo di essere tacciato anche di "fascismo", come è successo, rischio assolutamente calcolato. Renzi era l'avversario peggiore che poteva capitargli, ha argomenti, dialettica, ironia ed alle spalle un grande partito che però, per fortuna di Grillo, è molto diviso.

L'unica cosa che può fare è adoperarsi perchè a Renzi vada tutto male, evitare il confronto e qualsiasi tipo di sostegno anche a proposte che sarebbero condivisibili.
La base, contro le sue previsioni, l'ha obbligato al confronto, troppo impari per lui soprattutto se fatto in streaming (voluto da Renzi, non da lui) e ne è uscito nel solo modo in cui poteva uscirne, passando per arrogante e rifiutandosi di entrare nello specifico, ma credete, non aveva scelta.
Di cosa ha parlato con Berlusconi a cui ha dedicato sei minuti contro l'uno dedicato a Renzi?
Dell'unica cosa che hanno in comune e che interessa ad entrambi: di elezioni.

Con Renzi non poteva farlo solo per via dello streaming.

Chi anche solo per attimo avesse pensato che uno di questi tre leader sia a volte sprovveduto ha fatto un grave errore di valutazione, non è per un caso che si dividono equamente il consenso. Sono avversari dello stesso livello e la partita è ancora tutta da giocare, ma che la partita siano le elezioni a breve scadenza, questo è fuori di dubbio ed infatti i toni sono quelli durissimi da campagna elettorale.

Ieri a Matrix il vicepresidente della Camera, non un'opinionista qualsiasi, ha detto che il 95% delle cose che si decidono in politica sono sconosciute alla gente e che solo un 5% di persone ne è al corrente: è la pura verità! Ma ora chi ha letto questa inchiesta ha la chiave di lettura, ed ogni giorno che passa potrà trovare numerosi riscontri da giornali, talk, politici, opinionisti ed avvenimenti.