I giovani che sono stati colpiti dalla crisi in l'Italia sono più di un milione e di età compresa tra i 15 e 34 anni, questi sono i numeri che da qui a tre anni sono stati recensiti dal CENSIS. Già nel 2010, su 100 licenziamenti, 35 hanno riguardato giovani fino ai 30 anni, mentre per i lavoratori over 30 il conto parla di circa 30 persone su 100, secondo le statistiche i numeri sono costretti ad aumentare.

Da dove sia partita la crisi noi non lo possiamo sapere anche se ci sono diverse spiegazioni. Una potrebbe essere l'entrata in vigore dell'Euro, altri invece credono che sia frutto delle persone che hanno governato l'Italia precedentemente, investendo denaro in cose sbagliate.

Ma tutto questo ha gravato solo sui giovani che vorrebbero restare nel loro Paese per farlo crescere.

Ma mi chiedo come sia possibile che l'Italia cresca se per cercare lavoro devi andartene in un altro Paese, se in tv senti che la crisi sta per finire e invece quello che finisce è la pazienza di piccole e medie imprese che per andare avanti pagano tante di quelle tasse da doversi vedere costretti a licenziare personale o addirittura chiudere perché il lavoro è diminuito e non riescono ad arrivare a fine mese?

Con questo non voglio assolutamente dire che la crisi è solo da noi, anzi vi posso garantire che c'è anche in altre nazioni europee, faccio l'esempio banale di Londra dove ho passato le vacanze di Natale quest'anno, in cui ho conosciuto molti giovani italiani che erano lì per cercare lavoro.

Qualcuno era li già da qualche mese ma non aveva ancora trovato niente di sicuro, tranne qualche lavoro di stagione e occasionale; un altro ragazzo invece ha avuto la fortuna di arrivare e trovare lavoro come cameriere e si è subito "sistemato". Mi diceva che in media un affitto costa circa 200 £ a settimana in zona 4, quindi molto distante dal centro e lo stipendio base del cameriere che lavora dalle 9 alle 21, 6 giorni su 7, è di circa 1200 £ al mese, quindi facendo un piccolo calcolo non ha molti soldi su cui contare, almeno all'inizio.

Diciamo che il ragazzo oltre alla fortuna è stato bravo perché si è adattato e non ha avuto molte pretese, nonostante abbia una laurea in telecomunicazioni, ma parole sue "In Italia non trovavo niente e quindi ho dovuto lasciare la mia famiglia per provare a essere indipendente".

Altro esempio che posso fare è Bruxelles, mi è capitato di andare in Belgio nell'estate del 2012 e anche li c'erano tanti ragazzi italiani, ma soprattutto c'erano tante agenzie di lavoro che cercavano solo e soltanto cuochi italiani anche senza esperienza.

Questa cosa mi colpì molto perché mi venne in mente subito un mio caro amico che nonostante abbia concluso la scuola alberghiera come cuoco, diplomandosi con 90/100 in Italia è disoccupato e deve essere mantenuto dai genitori.

Tutto questo in Italia non succede, se porti un curriculum in un'azienda, la persona che lo legge e lo prende la prima cosa che ti dice è che c'è poco lavoro ed è già difficile andare avanti per loro. Anche questa cosa la posso dire, perché essendo titolare di azienda mi capita spesso dover rispondere così a molte persone che portano curriculum.

Tutto questo, secondo me, è dovuto dal fatto che noi italiani siamo un popolo di persone che hanno il paraocchi e che prima di provare cose nuove preferiscono stare sul vecchio anche se è molto meno vantaggioso.

Sicuramente il lavoro non sarà come negli anni d'oro (1970\'90) ma come è già successo, nel dopoguerra dove il livello di povertà era simile se non peggiore, l'Italia troverà la forza di riprendersi, anche grazie a tutti quei giovani che hanno avuto il coraggio di credere e di scommettere sul proprio Paese per far si che i loro figli e i loro nipoti non si trovino nella stessa situazione nella quale sono loro adesso.