Gli stati membri dell'Unione Europea fanno parte dell'unione economica e monetaria basata sul comune accordo in materia di finanze pubbliche, stabilità e crescita consolidata nella piena sovranità e sulla politica strutturale. Ma alle recenti elezioni europee molti erano convinti (anche se in parte un po' delusi) che avrebbero preso piedi i partiti antieuropeisti, euroscettici e fautori dell'uscita dall'euro. Ciò sarebbe stata una vera iattura, avrebbe fatto strofinare la mani alle altre potenze mondiali che avrebbero giovato così di tutta la loro forza competitiva ed inoltre fatto rivoltare nella tomba i padri fondatori dell'Europa (i vari Schumann, Spinelli, Adenauer, Segni, solo per citarne alcuni) che misero fine ai contrasti economici, agli accesi nazionalismi ed ai conflitti vari.

Ed è per questo che Matteo Renzi (e le altre forze politiche che lo sostengono) subodorato il pericolo, si è precipitato dalla Merkel, non, come sostengono i soliti disfattisti, demagoghi ed anarcoide, per genuflettersi ed esprimere la sua incondizionata approvazione ma, al contrario, per aprirle gli occhi sul pericolo che l'Europa, come istituzione, sta correndo e per convincerla ad ammorbidire le sue (e non solo sue) posizioni in materia economica ed in altre importanti materie, approfittando altresì del semestre in cui è spettata all'Italia la guida dell'Europa e poterne cosi correggere la rotta che consenta di rilanciare l'economia dei paesi membri senza con questo, però, sfasciarne i conti!

E non si dimentichi che in politica si è sempre portati a criticare (più in forma distruttiva che costruttiva) ed a vedere il bicchiere mezzo vuoto piuttosto che mezzo pieno anziché mettere in risalto, come sarebbe giusto che fosse, i risultati ed i vantaggi che l'Unione Europea ha fin qui prodotto (Erasmus, abolizione dei dazi e delle frontiere, liberi scambi di cose, persone, lavoratori e culture, moneta unica, solo per citarne alcuni).

Ma la crisi è ancora qui, vive immobile, aspettando una soluzione per evitare il fallimento. Siamo di fronte ad un momento di necessità di trasformazione in tutti i campi, preferibilmente quello dei sistemi economici e per questo che sicuramente l'Italia e per lei Matteo Renzi come presidente dell'Unione europea troverà l'uscita da questo labirinto, facendo leva sulle proprie energie giovanili e sull'entusiasmo, cercando nuove forme organizzative migliori delle precedenti.