E' notizia di oggi che il cane dell'infermiera spagnola, che ha contratto Ebola, è stato abbattuto perché malato, poi è andata diffondendosi anche la notizia di altre sei persone, sempre in Spagna, conoscenti dell'infermiera malata, che è possibile abbiano contratto a loro volta il virus. Intanto uno dei pazienti americani è deceduto, insomma il quadro diventa allarmante anche per questa parte di mondo. Non si tratta più di un'epidemia, seppur mostruosa, che ha costretto alla quarantena interi stati africani, che si è fermata là, con la globalizzazione, la velocità delle comunicazioni, qualcosa o meglio qualcuno è sfuggito ai controlli.

Adesso questi casi nella nostra parte di mondo, che sperava di avere dimenticato gli innumerevoli spettri del passato, inizia a contare i propri contagiati. Quello che ci chiediamo è se questi siano casi sporadici o il preludio di qualcosa di più temibile. Nella mente dell'uomo comune facilmente prende piede il pensiero, controlliamo gli accessi alle frontiere, verifichiamo lo stato di salute di chi entra nel nostro Paese, ma se non si è in presenza di un'epidemia dichiarata dal Ministero della Salute e organi preposti, ciò non è assolutamente possibile, si commette un vero e proprio reato, ognuno di noi reclama la propria privacy sul suo stato di salute.

Occorre non farsi prendere dal panico, come spesso è accaduto anche in occasione della diffusione di ceppi di influenza letali per alcuni casi, vedi l'aviaria, l'H1N1 e via dicendo.

Proprio perché esiste questa facilità di spostamento all'interno dei Paesi è possibile che casi isolati e sporadici, migrino altrove. Esiste in ogni Paese il modo di potersi sottoporre a dei controlli, qualora si avessero dei dubbi, rispetto alla propria salute, in merito alla contrazione del virus dell'Ebola, negli ospedali più grandi, magari meglio ancora nei policlinici Universitari, che normalmente dispongono del reparto malattie infettive. Per ora un pensiero va alle numerosissime vittime in ogni parte del mondo.