L'Albania è lo stato più povero del continente europeo. Uscito all'inizio degli anni Novanta dalla dittatura comunista di Enver Hoxha, il paese manca delle infrastrutture e dello sviluppo necessari per entrare in Unione Europea. E' infatti simile a quella che suscita un paese del terzo mondo la prima impressione  che un cittadino "occidentale" prova la prima volta che mette piede nel "Paese delle aquile". Ma ci si accorge di questo già prima di arrivare nella capitale, Tirana, quando ci si trova davanti ad un sistema ferroviario arretrato rimasto agli anni sessanta, con dei treni vecchi non dissimili dai colleghi delle ferrovie coloniali che attraversano il Corno d'Africa, ai vetri rotti che accompagnano carrozze vuote, perchè in pochi viaggiano, e a stazioni abbandonate.

Quella di Tirana non è da meglio: erba alta tra i binari, pensiline cadenti e panchine arrugginite. Ai pochi turisti che arrivano o partono col treno, vengono subito proposti fantomatici prodotti da parte di venditori ambulanti esperti o improvvisati che sperano di poter guadagnare qualcosa. La sala d'aspetto della stazione vuota, un po' di sedie in plastica qua e là e la biglietteria con il tabulato delle partenze e arrivi, per un totale di 10 treni al giorno, scritto su alcuni pannelli di cartone.

La carenza però non si esprime nè ricade sul piano sociale. Gli albanesi sono un popolo aperto a tutti, che ha sofferto per quarant'anni una dittatura comunista spietata e che ha impresso in loro il desiderio ed il rispetto la libertà, il piacere di saper riconoscere e aver voglia di emulare il bello, che per loro è rappresentato dalle opportunità del mondo occidentale, ed in particolare quello italiano.



Sì italiano, perchè questa gente vedeva di nascosto i programma della RAI e di Mediaset durante gli anni dell'oppressione. Ci sono stati alcuni, come racconta il documentario del 2012 ANIJA del regista Roland Sejko, condannati a morte perchè ascoltavano musica italiana, e questo veniva interpretato come tradimento agli ideali dell'Albania comunista.



E infatti basta scendere per strada a Tirana per accorgersi che tutti sanno parlare l'Italiano. Ti capiscono, dicono un numero imprecisato di volte "ciao", quasi come se cercassero qualcosa. C'è chi tra di loro è riuscito a conquistare l'Italia, come il ballerino Kledi Kadiu diventato famoso dopo la sua partecipazione ad Amici, approdato per la prima volta nel Belpaese con la nave Vlora e come Elhaida Dani, che ha vinto la prima edizione di The Voice of Italy con prestazioni straordinarie.



E ora è il turno degli italiani, e fa quasi scalpore che i nostri vadino in Albania a fare tv e spettacolo. Prima Alessio Vinci, poi Sabrina Ferilli, Pupo, Simona Ventura e ora, cronaca di questi giorni, Antonio Capranica e Luisella Costamagna.  Saranno i volti della nuova televisione italiana albanese, Agon Channel.

E come se non bastasse non finisce qua la contro-epopea: sono infatti più di 1000 gli studenti italiani che studiano Medicina e Professioni sanitarie all'Università Cattolica Nostra Signora del Buon Consiglio di Tirana, ateneo italiano che collabora con le Università di Milano, Roma e Bari.