In un altro articolo ho sostenuto che l'aggressione alla Scuola Pubblica è parte di una strategia complessiva tesa a destrutturare, sul piano materiale e culturale, i valori e i modelli sociali d'ispirazione riformista-keynesiana che, specie in Europa, avevano caratterizzato uno scorcio del secolo scorso (1950-80). L'articolo, da una parte è stato accusato di nostalgie vetero marxiste, dall'altra ha suscitato stimolanti interrogativi circa le ragioni della sostanziale acquiescenza degli italiani verso quell'aggressione (Prof. Massimo Palozza).
La Storia
All'accusa s'incarica di rispondere la Storia degli ultimi trent'anni mostrando quanto, tra paesi e all'interno delle popolazioni, siano cresciute le diseguaglianze in termini di reddito, potere e diritti, a tutto vantaggio di ristretti gruppi economico-finanziari.
L'attuale crisi sistemica è poi lì a dimostrare, con i suoi devastanti effetti sociali, la crescente incompatibilità del Capitalismo globale sia con il relativo benessere sino a ieri goduto dalle società occidentali che con un equilibrato sviluppo di tanti paesi già coloniali.
Il nuovo DNA del Partito Comunista Italiano
Per tornare al caso italiano, i fattori alla base dell'incontrastato dominio ideologico del Capitale, che la riforma aziendalistica della Scuola estende e assolutizza, sono certamente molteplici e complessi. Fra questi, non è secondario il ruolo del PCI e dei suoi eredi politici.
Il compromesso fra le classi, che nell'immediato dopoguerra aveva codificato nella Costituzione i valori e i diritti dello Stato Sociale, aveva rappresentato anche una risposta alla sfida posta da un modello di società (l'URSS) che, seppur fintamente diversa dal capitalismo, era comunque vissuta da larghe fasce popolari quale possibile alternativa allo stesso capitalismo.
Interpretando e alimentando il legame ideale con il socialismo sovietico, Il PCI - uno dei fondamentali artefici di quel compromesso - per lungo tempo aveva goduto di forza e influenza nel Paese. Ma, lungamente estromesso dal potere e in coerenza con l'involuzione della società sovietica, Il PCI ha finito per accettare le regole del quadro capitalistico sino a stravolgere il suo stesso patrimonio genetico.
Dopo l'implosione dell'Unione Sovietica, incapace di guardare oltre il socialismo per come realizzato, quel partito ha così definitivamente abbracciato l'idea del Capitalismo come fine della Storia, come unica forma di società possibile e si è liberato, insieme all'acqua sporca (il socialismo reale), anche del bambino (l'idea di una società non piegata dal profitto).
La piena adesione al nuovo" pensiero unico", dal PCI a Renzi, ha reso possibile la pervasiva penetrazione di quel pensiero fra i suoi tradizionali settori sociali di riferimento, proprio mentre i vari successori di quel partito li abbandonavano passando dai lavoratori alla Confindustria.
Combinato con lo strapotere mediatico, accademico e propagandistico dei potentati economico-finanziari, il cavallo di Troia della sedicente sinistra ha molto contribuito a convincere la maggioranza del corpo sociale che, al di fuori del Capitalismo e delle sue leggi (presunte) naturali, nessun'altra forma di società sia possibile. Narcotizzati dai loro stessi partiti, introiettata la colpa di aver goduto di diritti non compatibili con le leggi del Mercato, anche cittadini un tempo democratici accettano oggi e subiscono l'aggressione ai diritti conquistati con dure lotte, ai beni pubblici e alla Scuola della Costituzione.