Al governo attuale che ha licenziato la Buona Scuola si adatta molto bene il gioco 'carta vince, carta perde'. La convinzione nasce dalle ultime esternazioni rilasciate da Max Bruschi e Davide Faraone sull'impegno a privilegiare la provincia per chi in Gae si trova a competere (questa è la sensazione che si ricava dalle spiegazioni che si trovano sui loro profili facebook) per la stessa cdc. E la Rai si presta subito al gioco se, come riporta qualche sito specializzato, le domande presentate sono 66 mila. Un en plein inaspettato a 24 ore dalla chiusura delle operazioni col quale si prova a dare il colpo di grazia alle residue speranze dei docenti precari che non hanno presentato la domanda.

Ma il vero colpo da maestro arriva con l'organico potenziato, novità molto attesa dai docenti precari delle Gae e non solo.

Il bluff sull'organico potenziato

Il gioco di prestigio nel quale sono maestri dalle parti di Viale Trastevere partorisce l'ennesima trovata. Potremmo definirle cattedre a scomparsa, a seconda della bisogna e del sadico gusto di punire quegli incauti docenti già penalizzati dalle conseguenze di una eventuale rinuncia alla nomina in ruolo. Stiamo parlando dell'organico potenziato, il fiore all'occhiello della legge 107 e dell'autonomia scolastica. Talmente autonoma che se le stesse non verranno assegnate spariranno con un semplice tocco di magia. Basta rileggere il comma 95 dell'art.

della legge 107/205, alla parte dei posti destinati all'organico potenziato per il 2015/16, dove viene detto che verranno assegnati con nomina giuridica a decorrere dal 1 settembre 2015.

Cattedre a scomparsa

Per questa disponibilità aggiuntiva non sono previste supplenze fino a tutto il 30 giugno 2016 e questo significa che saranno inattivi.

Alcune stime parlano di circa 10.000 posti o anche più. E qui è tornato a colpire il Mago Silvan con l'ennesimo trucco che consentirà un bel risparmio per lo Stato con la disposizione contenuta nel comma per cui detti posti non possono essere destinati alle supplenze. Sono tutti posti di lavoro che vanno in fumo, come tutta la riforma scolastica sulla quale pende la questione di legittimità ignorata dal governo.