Il "Duca" se n'è andato, o forse era "Ziggy Stardust", o chissà chi altro. Mille volti in uno, mille musicisti in uno solo, una carriera musicale lunghissima, iniziata nel 1967 con la pubblicazione dell'omonimo "David Bowie", e terminata pochi giorni fa con "Blackstar". Quasi mezzo secolo di musica sempre a livello eccezionale per qualità e, soprattutto, per modernità. Certo, ci sono stati alti e bassi, come è inevitabile che sia, ci sono stati lavori meno riusciti di altri, ma nessuno ha saputorimanere così al passo con i tempi come David Bowie, riuscendo spesso a indicare la direzione da prendere, facendo da vera e propria guida per lo sviluppo della musica rock.

La carriera di David Bowie

Riassumere la carriera di un musicista come David Bowieè impossibile, e il motivo è molto semplice: le canzoni sono troppe, e il panorama artistico coperto sconfinato, conseguenza di una capacità creativa gigantesca e, forse, inarrivabile. Il primo pensiero è quello di stilare una lista delle - presupponiamo - dieci canzoni più famose da lui composte. E allora non c'è che l'imbarazzo della scelta: Space Oddity (1969), Ziggy Stardust (1972), Starman (1972), The Jean Genie (1972), Changes (1973), Life On Mars (1973), Rebel Rebel (1974), Ashes to Ashes (1980), Let's Dance (1983), Absolute Beginners (1986). Questo potrebbe essere un elenco, anche se poi ci si accorge subito che manca qualcosa, ad esempio il Bowie più moderno, quello contemporaneo.

Cinque canzoni per ricordare il 'Duca', scelte fra le meno famose

In realtà, tra le tantissime canzoni composte, se ne può scegliere una sola manciata, tante quante le dita di una mano, restando nell'ambito dei pezzi meno conosciuti, e arrivando alla fine con la certezza di avere reso omaggio ad uno dei più grandi di sempre.

Cinque pezzi per ricordare David Bowie, scelti fra i meno famosi. Anche qui, non c'è che l'imbarazzo della scelta.

Il primo potrebbe essere Running Gun Blues, tratto dall'album "The Man Who Sold The World" del 1970, un pezzo che sembra essere stato scritto da una penna impazzita: semplice, almeno all'apparenza, diretto eppure inafferrabile, ottimo esempio della molteplicità creativa di cui David Bowie era maestro.

Senz'altro poi, è da menzionareFive Years, il brano che apre l'ultra famoso album del 1972 "The Rise and Fall of Ziggy Stardust", con il suo incedere lento, la sequenza di accordi che accompagna una straordinaria interpretazione vocale in crescendo su un testo eccezionale.

Il terzo brano potrebbe essere We Are The Dead, da "Diamond Dogs" del 1974. Atmosfera rarefatta e armonie ricercate, voce che sembra arrivare da un altro pianeta e che su quel pianeta riesce a trasportare per tutti ecinque i minuti di durata della canzone.

Non può mancare un assaggio di anni Ottanta con Zeroes, da “Never let me down” del 1987: sintetizzatori, campionamenti e aperture vocali con qualche ammiccamento,in un ritmo trascinante.

Impossibile non ricordare Thursday’s Child, da “Hours” del 1999,a costo di giocarsi l'ultimo posto nell'elenco delle cinque canzoni e trascurare tutti gli ultimi quindici anni abbondanti di carriera. Questa, in poche parole, è una canzone strepitosa: sembra avere tutta la tristezza di un addio, la preoccupazione, ma anche la speranza per il futuro.