"Belpaese", una sorta di aggettivo poetico che nei versi di Dante e del Petrarca stava a definire per antonomasia l’Italia. Fu utilizzato anche dall’abate Antonio Stoppani per intitolare una sua opera scientifica ultimata nel 1876, che narrava delle bellezze dell’Italia.

Diffuso in tutto il mondo, questo termine ha rappresentato per gli italiani un motivo di grande orgoglio. Non c’è mai stata nessuna possibilità di equivocare: il "Belpaese" e l’Italia sono la stessa cosa.Sono trascorsi quasi otto secoli e nonostante le avversità che hanno colpito il Paese tra guerre, epidemie letali, terremoti, rivolte civili, incendi e alluvioni, quest'appellativo èancora utilizzato per indicare la penisola italiana.

Ma siamo ancora un Belpaese? E se lo siamo, per quanto tempo ancora lo saremo? Certamente le opinioni sono le più disparate. C'è da chiedersi quale sia la considerazione che il mondo e gli stessi cittadini italiani hanno della penisola e, soprattutto, se siamo ancora una realtà di rara bellezza, o se abbiamo imboccato la strada del declino.

Un’immagine terrificante

In questo particolare momento storico sono i numeri e i fatti a raccontare la verità, non di certo le supposizioni o le previsioni dei politici e degli analisti appoggiati dai banchieri.L’attuale visione non sembra, obiettivamente, quella di un paese bello e rigoglioso, tutt’altro! Ci troviamo di fronte a un’immagine terrificante, grigia e sfocata, che non lascia presagire nulla di buono.

Ma la cosa più drammatica è la remissività del popolo, la sua mancanza di reazione, come se gli italiani si fossero già rassegnati al processo di estinzione, dando per scontato che oramai sia inarrestabile.

Osservando attentamente quello che oggi accade in Italia, si rimane perplessi, mentre la domanda che ci poniamo è: “riusciremo a salvarci”?

Tutti sperano in un futuro migliore, ma il giorno dopo ci accorgiamo che il futuro è passato senza che nulla sia cambiato.

“La crisi è globale” dicono, ma chi la soffre è soltanto l’Italia e questa sofferenza porta sempre più il Paese a immobilizzarsi. Questo immobilismo si è incancrenito, trasformandosi in una generale sfiducia nella classe politica e dirigente, nelle istituzioni e nel futuro.

Gli Italiani si sono trasformati

Gli Italiani, popolo storicamente solidale e ospitale, si sono trasformati in individualisti egoisti e cinici, tendenti al nichilismo.La società italiana sembra non curarsi più del proprio destino, sembra rassegnata all’idea di doversi sottomettere a nuove culture e al potere economico.

Il clima che si registra quotidianamente è sempre più freddo. La società ha perso la naturale dinamicità di un tempo. Si trasforma sempre di più l’Italia “Belpaese”, perdendo giorno dopo giorno la sua identità fisica, politica e sociale. Il lento processo di estinzione si è oramai avviato. Forse il buon Dio, quando la creò, l’aveva già annoverata fra le prime terre destinate a scomparire.