Arriva l’editto da parte di Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini contro la trasmissione Ballarò, condotta da Massimo Giannini. E’ da tempo che il conduttore è entrato nel mirino dei governativi ed è stato già ammonito dalle alte sfere, tant’è che questa volta il giornalista deve saltare dal carro e nei palinsesti ci sarà una rivoluzione che non prevede più talk-show, tantomeno l’appuntamento del Martedì sera. Giornalisti sotto attacco, il "Minculpop" inaugurerà una nuova stagione in vista dell’appuntamento del Referendum Costituzionale su cui Renzi si gioca la faccia.

Che siano attacchi strumentali lo dimostra l’esposto all’Agicom presentato dalla dirigenza del PD e lo testimoniano i dati sciorinati dal deputato della vigilanza Anzaldi, il quale afferma che il PD aveva esaurito i tempi, come dimostrato dai numeri che la Rai riceve dall’osservatorio di Pavia. Dal 26 aprile il Governo ha avuto una presenza in Tv pari al 23,8%, il PD pari al 22%, i Cinque Stelle al 15,9%, la Lega all’8,6%. Lo sforamento di tali percentuali avrebbe dunque comportato una sanzione da parte dell’Agicom per violazione della par condicio. Motivazioni ritenute insufficienti da Guerini e Serracchiani che sono passati a dati di fatto presentando per l’appunto l’esposto.

Insomma una vera farsa con un Renzi che buca il video, ripreso ad ogni ora del giorno e della notte, da provocare nello spettatore una specie di rigetto per le numerose presenze; in pratica Renzi manca solo dalla tv dei ragazzi e non è detto che ciò non avvenga a settembre, quando la campagna referendaria diventerà più stringente e serrata.

Informazione di propaganda

Giornalisti tenuti al guinzaglio, imbavagliati, che devono rispondere del loro operato ai vertici, magari mostrando la scaletta e gli argomenti da trattare, invece di raccontare il Paese, le contraddizioni che si vivono e rendere un servizio alla collettività. A lamentarsi della Rai è anche il Comitato per il NO al referendum costituzionale, ignorato, i cui rappresentanti sono tenuti fuori da ogni discussione, importante per avere una propria opinione da esprimere liberamente.

La democrazia di un Paese moderno si misura da un’informazione che dovrebbe essere equilibrata ed obiettiva, capace di favorire il pubblico dibattito; ma stando così le cose, con questi continui attacchi strumentali, si rischia una deriva autoritaria, di cui non abbiamo certamente bisogno. Pensavamo che la propaganda di regime appartenesse al passato ed invece ci ritroviamo ad un bivio e diventa necessario chiedersi se non sia giunto il momento di avere un’informazione autonoma ed indipendente.

In un momento di stallo come quello che stiamo vivendo, non si possono trattare i giornalisti come portavoce dei Governi in carica, di qualunque colore essi siano.

Giornalisti imbavagliati

Stiamo andando incontro a fusioni sempre più preoccupanti ed importanti testate rischiano di finire nelle mani di gruppi finanziari e trasformarsi in multinazionali delle notizie. In pratica si punta all’addomesticamento delle masse sempre più gravate da problemi di sussistenza e quando poi si tirano fuori i numeri, che un giorno dicono una cosa e quello appresso smentiscono la notizia del giorno prima, vuol dire che il sistema rischia di implodere e che i giornalisti finiranno con l’essere percepiti come corpi estranei da evitare e tenere ai margini da parte di una società sempre più frammentata e divisa.