La sera del 14 luglio 2016 lungo la Promenade des Anglais di Nizza, Mohamed Lahouaiej-Bouhlel compie la sua “missione”. Ha fatto dei sopralluoghi, studiato un piano e atteso il momento giusto per agire. Era un franco-tunisino che viveva nella banlieue ed era un violento, secondo quanto afferma la sua ex moglie. Gli è bastato mettersi alla giuda di un camion, imboccare una strada piena di gente e compiere la strage. 84 morti, 130 feriti, centinaia di vite distrutte e migliaia di persone traumatizzate.
L'Europa intera è in stato di choc e continua a chiedersi come sia stato possibile che l'attentatore abbia agito praticamente indisturbato nonostante i posti di controllo, i blocchi e le telecamere.Come è stato possibile che sia riuscito a violare uno dei siti simbolo del benessere e della spensieratezza occidentali?
Già. Uno dei punti focali risiede proprio in questo.
Europa: 'non possiamo permettere che il terrorismo ci paralizzi'
La reazione dei governanti occidentali agli attentati è abbastanza univoca: più sicurezza, più soldati, più stato di emergenza, più controlli alle frontiere.Ma se gli attentatori sono dei residenti come pensano di individuarli con i controlli alla frontiera?Hollande come risposta agli attacchi di novembre aveva minacciato la chiusura delle frontiere. Versione poi ritrattata e spiegata come mera volontà di aumentare i controlli.
La volta in cui la Francia non ha minacciato, ma chiuso la frontiera è un'altra.Era il luglio del 2015 quando oltre 50 sudanesi ed eritrei hanno resistito più di un mese arroccati sugli scogli dei Balzi rossi a Ventimiglia perché la Francia aveva chiuso le frontiere ai migranti, anche solo per il transito.
Siamo a una manciata di chilometri dalla Promenade des Anglais, eppure il dramma umano che si consuma fa indignare solo parte dei residenti, infastiditi dalla presenza e dai fetori.
I cittadini europei indignati per il dramma consumatosi a Nizza sono stati molto più numerosi e leggendo i commenti e i post sui social ci si chiede cosa esattamente li abbia turbati: la morte di tanti innocenti o il pensiero di poter essere nel novero delle vittime?
Un cittadino europeo medio non pensa che nella sua vita possa finire annegato nel Mediterraneo perché caduto da un barcone pieno di relitti umani o pregare qualcuno di lasciarlo passare davanti a una frontiera transennata. Pensa invece che gli può capitare eccome di andare a cena in un ristorante, di trascorrere delle ore in un locale notturno, di prendere un aereo, una metro, un treno, un taxi, un autobus, di fare una passeggiata sul lungomare e che nessuno ha il diritto di attentare alla propria vita e a quella dei suoi famigliari.
Giusto. Ma questo diritto è di tutti gli esseri umani o solo degli occidentali?
Quando gli 'attentatori' sono occidentali l'indignazione scompare
Durante l'incontro con una delegazione di quattro deputati francesi avvenuto a Damasco poche ore dopo l'attacco al Bataclan, stando a quanto riferito da un giornalista di Europe1, il presidente siriano Bashar al-Assad avrebbe detto: 'la Francia ha conosciuto quello che in Siria viviamo da cinque anni'.Il 16 luglio 2016 un bombardamento su Aleppo ha causato 19 vittime tre civili di cui almeno 4 bambini.
Stando ai dati diffusi dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani (ONDUS) in 10 mesi, tra ottobre 2014 e agosto 2015, in Siria i bombardamenti aerei governativi hanno ucciso 5.500 civili di cui 1.122 minori e ferito 30 milapersone.
Fin quando i cittadini occidentali penseranno che i caduti, anche minori, in Siria, Afghanistan, Pakistan sono vittime di una guerra necessaria per far sì che l'Occidente fortifichi la sua botte di ferro e dia ai suoi cittadini la sicurezza di mangiare in un ristorante, ballare in un locale, passeggiare su un lungomare senza che qualcuno cerchi o attenti alla sua vita, allora dobbiamo anche mettere in conto l'eventualità, che sta diventando realtà, che i non occidentali pensino che i loro “nemici” questo diritto non l'abbianopiù.