Asia Ramazan Antar è morta in combattimento in Siria ma non sarebbe una vittima delle milizie dello Stato Islamico.Èprobabile che la ventiduenne miliziana dell'Ypg sia caduta in uno scontro tra il Fronte Democratico Siriano, unità di combattimento a maggioranza curda, ed un gruppo di ribelli tra coloro che si oppongono al regime di Bashar al-Assad. Oggi, a pochi giorni di distanza dall'ufficializzazione della notizia da parte della stampa occidentale, possiamo ben affermare che Asia è morta due volte. Il suo ricordo, infatti, risulta sbiadito su quei media che la definiscono la "Angelina Jolie curda" e la eleggono a simbolo di una guerra soltanto per la sua bellezza.

Ma, soprattutto, viene sporcato dall'idiozia dilagante che approfitta pure di questa notizia per spargere il seme dell'odio e diffondere in Rete commenti razzisti.

Le combattenti curde, simbolo di una guerra nella guerra

Volti sorridenti, coraggio da leonesse. Le donne come Asia Ramazan Antar sono una parte importante delle milizie curde dislocate nel nord della Siria. Nell'area a maggioranza curda dove l'Ypg mira a costituire il Kurdistan siriano, un disegno che ora viene contrastato direttamente dall'esercito turcoentrato nel conflitto, la legge sancisce pari diritti tra uomini e donne e le "quote rosa" sotto le armi sono pari al 35 per cento del totale. Sono state tante, in questi anni, le donne morte nella guerra all'Isis.

Ragazze giovani che, al pari di tutti i loro connazionali, ora sono anche nel mirino dei militari turchi e dei loro alleati. Asia si era arruolata nell'Ypg nel 2014, da due anni combatteva al fronte. Esponente di una società che ha riconosciuto tanti diritti alle donne, siamo certi non vorrebbe essere ricordata per la sua bellezza ma semplicemente per quello che era: una donna curda che hapreso le armi, come tante.

Morta come tante nel nome di un sogno legittimo, quello di una Patria che non esiste. Piuttosto, i media trattino più spesso ed in maniera veritiera la questione curda e mostrino rispetto per uomini e donne che hanno combattuto e continuano a farlo ma rischiano di essere sacrificati per l'ennesima volta sull'altare degli interessi internazionali.

La nuova intesa tra Turchia e Stati Uniti, infatti, allontana la "terra promessa" dei curdi. Una delle tante questioni del caos siriano, la più ignorata dalla stampa occidentale.

Una nuova campagna dell'odio

Inoltre alcuni commenti, postati sulle pagine online di noti quotidiani italiani, ci lasciano sgomenti. Prendiamo, per esempio, le parole assolutamente deliranti di un utente de "Il giornale" che esprime la sua solidarietà ad Asia perché "non si è imbarcata verso l'Italia ed è rimasta a combattere per il suo Paese" e, rivolgendosi, ai migranti che definisce "giovani pelandroni", li invita ad andare a combattere piuttosto che "ciondolare negli hotel a quattro stelle". Altri utenti lodano le sue parole: commenti razzisti fuori luogo come già accaduto in occasione del terremoto in Centro Italia.

In altri post su Facebook c'è gente che insulta i profughi siriani e con saccente ignoranza pone l'interrogativo del "perché non sono andati nei vicini Paesi arabi ricchi". L'Arabia Saudita ed il Qatar ad esempio, i Paesi che hanno finanziato ed armato la rivoluzione in Siriascatenando la guerra civile e dai quali provengono armi e sostegno nei confronti dell'Islam radicale. Paesi che, al pari della Turchia, sarebbero teoricamente "vicini" all'occidente. Considerato che questi soggetti vogliono dare un contributo al problema immigrazione ed invitano i migranti, tra cui centinaia di donne e bambini, a seguire l'esempio della coraggiosa guerriera curda, allora la facciamo noi una proposta: visto che per costoro i rifugiati o chiunque non parli la nostra lingua e non professi la nostra religione rappresentano una minaccia, allora vadano in prima personaa combattere in Siria. Magari si rivela più utile di spargere idiozie per la Rete.