L’aroma di vaniglia, l’odore dei biscotti appena sfornati: è questa l’atmosfera che accompagna l’intero libro.Forse l’autrice è ancora un po’ acerba e a volte carica i momenti di troppe emozioni messe insieme, ma in ogni caso il risultato è piacevole e “costringe” il lettore a sentire familiare anche una storia molto particolare come quella narrata.

Il profumo di casa, il calore degli affetti della famiglia, l’amore quello autentico: sono gli argomenti trattati in questo romanzo, seppure possiamo dire che vengano presentati con la loro negazione: più l’autrice si addentra in una storia di amore difficile, più ci porta vicino al concetto di amore puro; più fa luce sulla freddezza che ha caratterizzato il rapporto tra lei e sua madre, meglio si delinea la purezza dell’amore madre – figlia.

Il romanzo racconta di una giovane donna, Hope, appena uscita da un divorzio che vive con la figlia e gestisce, con qualche difficoltà, la pasticceria di famiglia.

La nonna, Rose, che comincia ad avere qualche problema a causa dell’Alzheimer, decide però che i suoi ricordi non possono svanire con la sua memoria e fa in modo che la nipote ricostruisca il suo passato e con questo la storia dell’intera famiglia.

La vita di Rose è rimasta intrappolata nella tragedia dell’Olocausto, nella Parigi degli anni ’40.Tutto quello che ne è stato dopo, è stata solo una bugia, per proteggersi da una colpa che non può sopportare.

Hope partirà da una lista di nomi, a lei sconosciuti, e da quella lista si muoverà attraverso una rete di solidarietà che va oltre le differenze di cultura e di religione.

L’autrice, in una maniera abbastanza insolita, attraverso i profumi delle ricette con cui apreciascuncapitolo, attraverso la speranza di chi è sopravvissuto alla tragedia, ci porta a rivivere ancora una volta un pezzo di storia atroce, delineandone però gli aspetti più umani e lanciando un messaggio, chiaramente in contrasto con l’orrore dell’Olocausto: l’amore può salvare anche dalla più dura crudeltà.