Graziano Pellè ne ha combinata un'altra. Eh no, in questo caso non si tratta di un rigore sbagliato o di un gesto del cucchiaio, ma di un'azione che va a ledere il "Codice etico" della Nazionale Italiana di calcio.
Il fatto incriminato
Il calciatore pugliese, attualmente militante nello Shandong Luneng, squadra di prima divisione cinese, viene sostituito all'inizio del secondo tempo nel match di qualificazione europea contro la Spagna. All'uscita dal campo, il ct Ventura gli tende la mano, come di consuetudine, ma Pellè lo ignora e prosegue dritto verso la panchina, visibilmente irritato.
Malgrado le pubbliche scuse agli italiani e all'allenatore, il giocatore è stato dapprima escluso dai convocati per il match con la Macedonia, dopodiché è stato cacciato dal ritiro, con l'accusa di aver violato il Codice etico della nazionale. Una sanzione esemplare ed unica nella storia della nazionale di calcio italiana, che potrebbe avere ripercussioni anche sul futuro del calciatore e della nazionale stessa.
Davvero un caso unico?
Chi sbaglia paga. Enunciato corretto, ma non sempre applicato. Si potrebbe ricordare l'episodio avvenuto agli europei del 2004, quando Totti, irritato dall'inerzia del match italia-Danimarca, rifilò uno sputo in faccia al centrocampista Christian Poulsen. In quel caso il romanista se la cavò solamente con alcune giornate di squalifica, ma la nazionale non intraprese sanzioni ai suoi danni.
Un secondo episodio vide invece come protagonista Prandelli, quando, ignorando il Codice etico, convocò Chiellini in nazionale, malgrado quest'ultimo avesse stoppato un avversario con metodi ben poco ortodossi nel precedente match di campionato.
Perché proprio Pellè?
Inutile dirlo: Pellè non è un giocatore fondamentale per questa nazionale e, già prima della convocazione per questi due match, il suo nome era in forte dubbio.
Con un Belotti in grande spolvero, che scalpita per poter dimostrare il proprio valore, ed un Immobile che appare in grande forma, Graziano sembra essere diventato un peso.
La decisione quindi sembra l'applicazione di "due pesi e due misure", dove l'onda mediatica conta di più del comportamento stesso di un personaggio pubblico.