Come ora tutti sappiamo, le elezioni statunitensi hanno dato la vittoria a Donald Trump. Chi ha letto altri articoli del sottoscritto avrà notato la scarsa simpatia per la società statunitense dominante, per il suo primato militare sul mondo, per le politiche imperialiste e per gli stili di vita consumistici diffusisi un po' ovunque; ma esiste anche un'America che sprizza simpatia, si tratta di quella profonda, quella delle vaste praterie, dei ranch e delle comunità rurali: la cosa interessante è che questa America ha votato quasi compattamente per Trump.

Politica estera ed economia

Trump può a tutti gli effetti ritenersi come il male minore tra i candidati più forti: infatti, se è vero da una parte che è un magnate immobiliare con alcune storie di evasione, è vero anche che il suo programma in politica estera ed economia pare apprezzabile, posto che lo rispetterà. A differenza della concorrente e del predecessore, ha dichiarato di non voler rimuovere Assad dalla Siria, riconoscendone anzi i meriti nella lotta contro l'ISIS e altri gruppi islamisti. Ha annunciato la necessità di rimuovere le sanzioni contro la Russia, ricordando anche in questo caso i meriti di Putin nella lotta contro il terrorismo; rammentiamoci che tali sanzioni sono state dannose per vari paesi europei, che si son visti tagliate moltissime esportazioni quando prima il gigante a cavallo tra Europa e Asia era un importante sbocco commerciale.

Ha annunciato che straccerà il TTIP, quella famigerata proposta di creazione di un mercato unico USA-UE che avrebbe schiacciato i piccoli produttori a vantaggio delle multinazionali, oltre a rimuovere molte garanzie sociali ed ambientali. Nel suo programma vi è anche l'abrogazione di altri due trattati dannosi: il TPP, cioè il mercato unico transpacifico comprendente USA e alcuni paesi dell'Asia e dell'Oceania affacciati sul Pacifico; e il già attivo NAFTA, il mercato unico nordamericano - USA, Canada, Messico - che ha mandato in rovina i piccoli agricoltori messicani.

Dunque, Trump fa tutto questo per fare un favore ai popoli che sarebbero schiacciati da questi trattati? Ovviamente non è così, però di fatto lo fa: il suo obbiettivo è in primo luogo, a quanto pare, tutelare la piccola e media classe statunitense; e questi trattati hanno danneggiato o danneggerebbero anche la classe lavorativa statunitense, perché permetterebbero alle aziende a stelle e strisce di andare a delocalizzare in qualunque paese membro delle macroaree interessate togliendo quindi posti di lavoro in patria.

Insomma, Trump ha una visione economica tendenzialmente protezionista ed una concezione politica a quanto pare non interventista. Questo dovrebbe gettare un barlume di speranza di ripristino delle sovranità degli stati nazionali, sul piano sia politico sia economico, e di declino della logica economica globalizzante e delle "guerre umanitarie".

Alcuni punti deboli (ma ci dà comunque buone speranze)

Con questo non dobbiamo subito essere troppo ottimisti: ricordiamo che anche Trump ha dietro alcune cricche economiche potenti, come quella delle armi; e che in materia ambientale è poco lodevole, infatti pare voglia fare norme meno restrittive contro gli inquinatori. Dovremo stare a vedere. La cosa sicura è che è assolutamente meglio della Clinton, moglie del presidente autore dei bombardamenti sulla Iugoslavia e a sua volta fortemente interventista in politica estera (voleva a tutti i costi cacciare Assad dalla Siria ed inasprire la tensione con la Russia).