Non si è neppure insediato che già Trump ha portato un altro grande cambiamento nella geografia politica degli Stati Uniti: da giorni le strade delle maggiori città americane sono prese a ferro e fuoco da dimostranti che non hanno digerito l'elezione del Presidente che si sta candidando a tutti gli effetti ad essere il meno amato, almeno sulla piazza, dei presidenti degli Stati Uniti. Ultimo in ordine temporale il caso di Portland, dove i manifestanti, in numero elevato, hanno cercato di forzare le file della polizia per bloccare le arterie stradali cittadine; a quel punto gli agenti utilizzando lacrimogeni e granate hanno preso la folla di contropiede e nel parapiglia un colpo di pistola sarebbe partito ferendo un manifestante (almeno secondo una delle prime versioni dell'accaduto fornite).

Nel mentre, città come Miami o San Francisco, Atlanta o New York, sono delle polveriere, tra 'vecchi arnesi' sessantottini e gruppi razziali organizzati che stanno mietendo caos e distruzione per gli Stati Uniti, con la partecipazione dei nuovi rivoluzionari risvegliatisi dal torpore, i Campus Universitari.

Intanto furoreggiano le polemiche stucchevoli, specialmente quelle riferite ai social network, Facebook e Twitter in special modo, accusati da parte degli anti-Trump di aver favorito l'ascesa del magnate permettendogli di diffondere le sue idee giudicate xenofobe e maschiliste. Ovviamente il paradosso è servito, visto che tra Trump e gli stessi social network, nelle persone che ne detengono le proprietà, non è mistero ci sia un forte contrasto.

Ma venire accusati di essere complici del successo elettorale di Trump è probabilmente il segno di una 'follia collettiva' che sta attraversando gli Stati Uniti. La motivazione che ha portato a simili accostamenti risiederebbe sul fatto che dai social network, nelle loro tendenze, i giornalisti e gli analisti traevano come informazioni la predominanza della Clinton nelle interazioni tra utenti.

Ma come è palese da questa giustificazione abbastanza capziosa, in realtà quello che dimostra questa sterile polemica è invece proprio lo scollamento dalla realtà di questi stessi analisti, credendo di aver capito anzitempo Trump e le ragioni profonde di una sua non vittoria ed invece smentiti da una realtà che loro, i media e i politici tradizionali, vivendo in quei salotti dorati del perbenismo e della dimensione elitaria, non conoscono. Alla fine il "buzzurro" ha vinto, ma loro hanno tragicamente dimostrato la loro miopia.