Sogni, speranza, illusioni, forza, coraggio ma anche tanta paura e sofferenza. Un mix di sensazioni ed emozioni che traspaiono negli occhi di chi ha attraversato una buona fetta di mondo in cerca di una vita migliore. Sono gli occhi teneri ma tenaci dei minori richiedenti asilo ospitati, dall'8 ottobre scorso, presso il Centro di accoglienza straordinaria ‘Casa di accoglienza Stella del Mattino’ a Mormanno (CS).

Perché scappare?

storie diverse ma terribilmente uguali nel loro destino. Storie di un viaggio fisico e mentale che affondano le radici in Eritrea, la loro terra di origine.

Una terra in cui se non studi sei destinato al servizio militare obbligatorio senza ricevere un salario e senza poter vedere la tua famiglia. Una terra dove esiste ancora la dittatura e la guerra civile è all'ordine del giorno. Una terra in cui anche se decidi di studiare e diventare ‘qualcuno’ non potrai scappare dalle fauci del mondo militare perché anche se sarai un avvocato, un maestro o un dottore il tuo percorso di studi sarà di stampo militare, avrai un salario basso e una pistola di ordinanza da portare sempre con te. Per questi ragazzi, l’Eritrea oggi, non sembra che essere una prigione dalla quale scappare, una madre matrigna da dimenticare e per la quale non si ha nostalgia.

Il viaggio: tra difficoltà e speranza

Un viaggio, il loro, ‘per il quale non ci sono parole per descriverlo’. Interminabile, durato dai 7 ai 9 mesi e faticoso, anche se in questi casi definirlo così è davvero riduttivo. Mesi di cammino per raggiungere il Sudan, passando per l’Etiopia, nascondendosi e rischiando la vita per poter oltrepassare il confine.

E poi ancora la traversata del Sahara in macchina, con pick-up fatiscenti e stracolmi di persone dove se non hai forza per tenerti ben stretto e cadi puoi dire addio a sogni,fatica e soldi, perché nessuno si fermerà per ‘recuperarti’. Arrivati in Libia, quando la meta sembra essere sempre più vicina è lì che comincia una nuova sfida e una nuova agonia.

Prima della tragitto in mare, li aspetta il campo di raccolta dove i ragazzi, scappati da ogni dove, vengono raggruppati da coloro che li condurranno in mare. Ad attenderli altre difficoltà, torture e minacce in attesa che la famiglia paghi quanto richiesto. Un limbo, una terra di nessuno insomma.

Le cifre da sborsare sono esorbitanti, diverse a seconda dei casi ma ad ogni modo una quantità di denaro per la quale una traversata a cinque stelle sarebbe poca cosa. E invece no. Il loro sarà un viaggio fatto di un barcone fatiscente, sul quale troveranno posto quasi mille ragazzi, alla ricerca di chissà cosa e in arrivo chissà dove. Unica certezza una sorte incerta.

Un solo desiderio

Un’operazione quasi di routine, questa.

Storie tutte uguali sentite troppe volte alla tv e lette sui giornali. Io invece ho cercato di capire quali siano i loro sogni, le loro aspettative e cosa vorrebbero veramente da questa nuova vita. Ambizioni e grandi progetti che cozzano però con quello che loro cercano nell'immediatezza. Il loro reclamo è stato uno ed unisono: andare in una grande città e raggiungere i loro conterranei nei campi profughi. Una risposta che lascia allibiti.

E questo non perché nel centro non si trovino bene, anzi. Tutti i ragazzi hanno avuto parole di stima e ringraziamento nei confronti di tutti gli operatori che ogni giorno lavorano accanto a loro, persone che hanno definito essere ‘very good’. Ho cercato di spiegare loro quale altra difficile sorte può attenderli in una campo di una grande città come Roma, quali le difficoltà e i pericoli e che davvero la sicurezza, la protezione e l’accoglienza che hanno ora non abbia paragoni. Purtroppo nessun cambiamento di idee, la loro richiesta resta sempre la stessa.