Il giorno 22 giugno 2016, Virginia Raggi, esponente del Movimento 5 stelle, lascia un importante segno nella storia di Roma diventando il primo sindaco donna della città. Madre, avvocato e politico sembra incarnare le speranze dei cittadini che vogliono ridare vita ed onore ad una città che per anni ha subito, e subisce ancora oggi, i soprusi di una classe politica vetusta e guidata dai propri e personali interessi. Sin dal suo ingresso in Campidoglio, la strada è stata tutta in salita. Le prime opposizioni non sono mancate e il peso di questo importante compito ha iniziato a farsi sentire sempre di più e con maggior forza.
Roma, da sempre centro di affari leciti ed illeciti, non è una sfida semplice da gestire, e forse l'inesperienza nei confronti di questo mondo controverso, ha reso più semplice il susseguirsi di critiche ed insuccessi. In questi suoi primi sei mesi, due sono state le questioni chiave che hanno segnato il suo operato fino ad oggi: la mancata candidatura alle Olimpiadi e il Caso Marra.
Una delle prime questioni da lei affrontate, ed in seguito diventato "caso nazionale", è stato il sopracitato caso Olimpiadi. Già durante la sua campagna elettorale, la sindaca non aveva nascosto il disaccordo nel candidare la città alle Olimpiadi del 2024 e nel settembre 2016 l'opposizione si è concretizzata con il ritiro della Capitale dalla candidatura ai Giochi Olimpici.
La rinuncia alla candidatura è stata da molti interpretata come una mancata opportunità di crescita per una città ormai quasi alla deriva. Le Olimpiadi avrebbero infatti potuto, attraverso la crescita del turismo, riportare la città al vigore di un tempo però, più che di un semplice rifiuto, si potrebbe forse parlare di una scelta ponderata nei confronti di una città già indebitata su molti fronti.
A gettare maggior discredito sull'operato della sindaca si è poi aggiunto il recente "Caso Marra". Ex finanziere, grazie ad un giro al contatto con persone influenti, ottiene nel 2013 la nomina a capo del Dipartimento politiche abitative del Comune di Roma durante la giunta Alemanno. Tre anni dopo, passato alla giunta Raggi, ne diventa il braccio destro.
È proprio poco dopo l'ascesa della Raggi al comando della città capitolina, che Raffaele Marra viene accusato di corruzione e arrestato. Incassato il duro colpo, immediata è la reazione della sindaca che in conferenza stampa si scusa per l'errore commesso (non aver vigilato sulla persona di Marra) rifiutando però di dimettersi, nonostante i numerosi pareri favorevoli alla sue dimissioni.
Il passato non può essere cambiato, il futuro è ancora tutto da scrivere. Ad oggi non è infatti possibile fare un bilancio finale, in quanto la Raggi è soltanto a metà del suo operato. Nei prossimi sei mesi, l'impegno che la sindaca dovrà assumersi sarà quindi quello di ridare ai cittadini la speranza di poter vivere in una città guidata dal senso del dovere e non più del denaro, rendendoli protagonisti e fautori, allo stesso tempo, del destino della loro città.