L’anno scorso c’erano stati fuoco e fiamme, un pubblico in visibilio, giudici frizzanti che giocavano fra di loro e concorrenti così affiatati da fare il tifo l’uno per l’altro. Cattelan era entrato in scena cantando stonato ma emozionatissimo e l’età d’oro di x factor sembrava cominciata.

Il confronto non potrebbe essere più impietoso, per una finale che è tirata via anche più delle puntate precedenti e non riesce a risollevarsi nemmeno con l’apporto dei pur numerosi ospiti presenti: alcuni, come Giorgia, a duettare con i concorrenti; altri, come Ligabue e gli One Republic, a scaldare un pubblico indisciplinato e promuovere anche se stessi.

La serata è lunga e l’unica menzione d’onore va fatta al povero Alessandro Cattelan che – nonostante la febbre alta – va avanti e fa il suo dovere, anche se persino i giudici gli remano contro, decidendo di ricominciare a litigare proprio la sera della finale. E purtroppo non è un bello spettacolo.

Di duetti spenti e inediti senza emozioni

Sono tre le manche della serata, una corsa a ostacoli dove uno alla volta cadono tutti i concorrenti finché non è solo il vincitore a restare in piedi. La prima a non farcela è Roshelle: i suoi limiti vocali e la sua tendenza a ballare, più che cantare, sul palco risaltano tutti nel duetto con i Clean Bandit e i giudici non tardano a farglieli notare, nonostante un pubblico di supporters rumoroso e maleducato.

Sono loro i veri disturbatori della serata, che fischiano contro la pur non sempre affabile Arisa, impediscono ai giudici di esprimere le loro opinioni e vengono affiancati da un Fedez che sembra essere al tavolo per ricordare a tutti che lo show deve andare avanti e seguire determinate regole – per questo, dice a un certo punto, “la finale è una grande festa e non bisognerebbe fare critiche”.

Fatto sta che il pubblico quelle critiche le segue e poi penalizza anche Manuel e le sue scelte musicali, forse troppo di nicchia ma che sicuramente non trascinano lo spettatore e costringono Eva a essere ancora più fredda e distante nelle esecuzioni, nonostante l’indubbia bravura tecnica.

La confusione prima di tutto

Fra un ospite speciale e l’altro sono soprattutto Fedez e Manuel a scontrarsi costantemente – anche se dopo l’esibizione di Eva il primo riconoscerà al secondo l’onore delle armi.

Sono battibecchi mosci e imbarazzanti, quanto l’accanimento del pubblico in studio su Arisa o Alvaro Soler confuso fino all’ultimo, soprattutto quando vincono proprio quei concorrenti che all’inizio aveva scartato – perché X Factor vuole promuovere anche le band e lo trova nel sound vintage e molto confusionario dei Soul System.

Sono proprio questi ultimi a vincere: forse il loro medley convince più di quello di Gaia, di sicuro il pubblico ha premiato i più allegri. Non ci sono voci particolarmente degne di nota, qui, né un gruppo coeso che sa muoversi con coerenza sul palco ma come animatori sono indubbiamente trascinanti. Forse è per questo che vengono premiati: peccato per l’improvviso e lungo silenzio che segue alla proclamazione della loro vittoria, per i tempi morti, per i giudici stanchi e per un pubblico poco sportivo.

Al netto di tutte le esibizioni andate male, dei frequenti e sterili litigi e di concorrenti con poca personalità e tantissime magagne vocali, l’unica certezza di questa edizione è stata una sola: i ringraziamenti a Luca Tommassini.

Tutto il resto –soprattutto la musica – è solo un optional.