E' evidente che il Milan di questi tempi, sta portando avanti un progetto di ricostruzione a lungo termine legato ai giovani e giovanissimi del vivaio. Proprio come auspicato, appoggiato e sostenuto da sempre dal Presidente Berlusconi.

Ufficialmente la futura proprietà cinese, ha versato nelle casse Fininvest due tranches come caparra per il passaggio della proprietà, ma nei fatti la proprietà al momento è ancora saldamente nelle mani della famiglia Berlusconi.

La storia di questa trattativa parte da molto lontano, quando dati i costi proibitivi per il calcio italiano, Berlusconi decide di cercare soci o acquirenti disposti ad investire nel Milan.

Nell'agosto 2015, si fa avanti un ricco procacciatore d'affari thailandese, Bee Taechaubol, che si propone come emissario di una cordata di investitori interessata all'acquisto del 48% delle azioni della società, che offre 480 milioni di euro. Da quel momento è un continuo susseguirsi di incontri, di comunicati stampa congiunti, di accordi trovati e rinviati senza mai arrivare ad una soluzione definitiva.

Dopo mesi e mesi di trattative rinviate, sfumate, riprese e cancellate, l'affare salta ma si fa avanti il fondo d'investimento americano Madison interessato anch'esso al 48% delle azioni come Mister Bee, ma presenta un'offerta decisamente inferiore, e tutto muore sul nascere. Arriva l'ora del colosso Alibaba già nel calcio cinese e comproprietario del Guangzhou Evergrande; L'offerta è 730 Milioni di euro per la completa acquisizione della società Milan.

A condurre la trattativa sono i manager Sal Galatioto e Gancikoff che prospettano l'acquisto da parte del colosso dell'E-commerce con saldo in due tranche:Il 70% alla firma, e il restante 30% la stagione successiva. Il cda Fininvest, accetta di impegnarsi notificando l'esclusività della trattativa per 30 giorni ai due manager rappresentanti del gruppo che tuttavia decidono di non vincolare l'esclusiva della trattativa a un eventuale ripensamento del Presidente Berlusconi.

Poi il colpo di scena: a fari spenti si presenta il gruppo orientale rappresentato da Yonghong Li, parte una trattativa lampo in gran segreto che porta alla firma di un accordo preliminare per la cessione della società Milan. Il resto è storia recente. Alla firma dell'accordo per avviare la trattativa, la Sino-Europe si impegna a versare 100 Milioni di Euro come caparra, con le parti che stabiliscono di incontrarsi a dicembre 2016 per il closing risolutivo.

Questo però non avviene. Per quanto la fine della trattativa fosse sembrata vicina, il closing dato per scontato fino a quel momento, slitta nuovamente a Marzo 2017 dietro versamento di una seconda tranche anche questa di 100 Milioni di euro.

A questo punto nasce più di un dubbio: e se il Milan non fosse mai stato in procinto di diventare davvero cinese? Berlusconi ha sempre ribadito di avere il desiderio di costruire una squadra totalmente italiana in grado di ripetere le epiche imprese compiute sotto la sua presidenza. Negli ultimi due anni, la società rossonera si è mossa proprio in questa direzione pescando dal proprio cilindro interessantissime promesse che diventano certezze partita dopo partita.

L'arrivo di Gianluca Lapadula dal Pescara fortemente voluto quando in pochi ci credevano, Locatelli in prima squadra, e la consacrazione di Donnarumma come futura bandiera del Milan sono solo alcuni dei temi caldeggiati fortemente da Berlusconi. Nonostante i cinesi abbiano piazzato Fassone in società come Amministratore Delegato, a fare il mercato in entrata e in uscita è sempre Adriano Galliani seppur a costo zero in nome di questo closing incompiuto.

E se Berlusconi nella sua geniale imprenditorialità avesse intavolato le trattative per allontanare la pressione senza aver mai avuto davvero l'intenzione di vendere il Milan? Intanto dalla trattativa, Berlusconi ha incassato 200 milioni di euro senza perdere la proprietà, la Cina non appare così vicina, ma Marzo è dietro l'angolo... Chi vivrà, vedrà....