Donald Trump, 45esimo Presidente degli Stati Uniti d'America, sta incontrando serie difficoltà nel trovare artisti che partecipino alla cerimonia d'inaugurazione del suo mandato presidenziale. Meryl #Streep, Celine #Dion, Elton #John e Andrea #bocelli sono solo i più noti ad essersi opposti, sotto lauto compenso, ad esibirsi per il nuovo Presidente. Di recente infatti, anche artisti meno influenti come "Il Volo" hanno declinato l'offerta. A margine di eventuali e legittime posizioni personali, ciò che preoccupa maggiormente è l'influenza che le campagne di boicottaggio dei social network hanno potuto tenere nella scelta degli artisti.

Il caso più sconcertante è quello di Bocelli, che (anche) a causa di una campagna #BoycottBocelli ha finalmente detto di no. Bocelli è l'artista che qualche anno fa aveva cantato proprio per l'odiato Tycoon in Florida, ricevendo un'invidiabile remunerazione. La nascita di un pensiero unico a cui conformarsi è sempre stato un pericolo dei totalitarismi, e le nuove campagne online sembrano, purtroppo, dirigersi verso quell'allarmante direzione.

Trump, un presidente di scandalo

Donald Trump, 45esimo Presidente degli Stati Uniti d'America, non suscita certo molte simpatie internazionali. In Europa, e negli ambienti più liberal americani, si conoscono bene le critiche rivolte al Tycoon che essenzialmente si riferiscono a tre categorie: il sessismo, il razzismo e il populismo.

La poca educazione, peraltro ben ricambiata, con cui Trump si rivolge ai suoi avversari politici non migliora la sua immagine pubblica. Infatti, a livello mondiale Donald può contare solo sull'appoggio di alcuni partiti che si collocano nella parte della destra radicale dello scacchiere politico oltre a una parte del suo stesso partito.

Ad ogni modo, il 2017 può essere l'anno di Trump.

Lo scandalo è stato il punto forte della sua campagna elettorale: i suoi continui riferimenti al pericolo economico cinese, al pericolo securitario e sanitario messicano e la sua proposta di impedire ai musulmani di entrare negli USA sono solo la punta dell'iceberg di una strategia che, oggettivamente, si è rivelata vincente.

La narrazione conservatrice e populista con cui ha voluto presentarsi all'America sembrava che non convincesse nemmeno una larga parte del suo partito, tanto che Ted Cruz, il suo rivale nelle primarie del partito Repubblicano, non gli ha concesso l'endorsement. Trump, insomma, è stato ed è un personaggio politico che ha polarizzato e polarizza più di ogni altro: o con lui o contro di lui.

La deriva verso il pensiero unico

Tuttavia, le elezioni democratiche in cui ha prevalso sono state condotte legalmente e, se si concorda con i principi democratici, Trump rappresenta il popolo americano. I boicottaggi che lo colpiscono, specialmente nell'anonimato o pseudo-anonimato dei social network, sono pericolosi poiché spingono un determinato numero di artisti, letterati, professori, e più in generale decision makers a tenere un comportamento e un pensiero sempre più simile, con conseguenze che la storia ci avrebbe dovuto già insegnare.

Trump lo si può detestare, ma rappresenta la vittoria della democrazia sull'elitismo. Il comportamento di molti dei citati artisti, che in periodi più tranquilli e senza rischio di boicottaggio, ovvero perdita di soldi, non si erano fatti alcun problema a partecipare ad altri eventi di Trump, è un precedente allarmante perché delimita la cosiddetta parte giusta della società. Essere contro Trump significa stare dalla parte giusta. In definitiva, sarebbero molti i politici mondiali che, avendo la coscienza molto più sporca di quella di Trump, dovrebbero essere l'oggetto di campagne mediatiche avverse. Purtroppo tutto ciò non succede: vi siete mai chiesti il perché?