Dalla fascia pomeridiana delle 18:30, Carta bianca, il nuovo programma della Berlinguer, è approdato in prima serata tv su Rai 3. Un programma che sin da subito ha mostrato il suo punto di debolezza principale, ovvero una certa faziosità della conduttrice che si è manifestata già nell'intervista iniziale a Luigi Di Maio, rappresentante di spicco del M5S e vice presidente della Camera. Nella conversazione tra i due, la giornalista ha incalzato Di Maio specie sulla situazione di Roma, ma soprattutto ha cercato di arginalo quando stava cercando di spiegare il motivo per cui il Movimento sostiene la protesta dei tassisti romani e quando ha cercato di far capire la bufala 'delle polizze' e lo scandalo dei messaggi pubblicati da La Repubblica, Il Messagero e Il Corriere della Sera.
Spiegazioni che sono arrivate semplicemente perché Di Maio ha insistito nel darle.
E se il rappresentante del movimento 5 stelle è stato incalzato, Massimo D'Alema, il secondo ospite intervistato dalla Berlinguer, è stato lasciato libero di parlare apertamente senza un minimo di contraddittorio e le domande postegli dalla giornalista sono risultate abbastanza accondiscendenti.
Troppo lento nel ritmo
Terminate le interviste, la seconda parte del programma ha svelato l'altro aspetto negativo: la mancanza di ritmo. Ad eccezione dell'incursione dell'ex iena Gabriele Corsi, che ha realizzato un servizio davvero irriverente sulle eventuali scuse che esponenti della minoranza Pd inviavano a quelli della maggioranza e viceversa, Carta bianca è scivolato via con un ritmo davvero lento, dovuto sostanzialmente alla mancanza di un vero e proprio dibattito a più voci.
Infatti, anche il confronto tra il leader della Fiom, Maurizio Landini, e l'imprenditore Guido Martinetti non è servito a imprimere un cambio di passo alla trasmissione. In parte questo stava avvenendo dopo il servizio di Eva Giovannini sulla crisi della produzione dell'alluminio in Sardegna, ma il finale con l'intervista alla Mannoia ha spezzato la tensione emotiva che si stava creando.
Da precisare, doverosamente, che l'intervista alla cantante è stata davvero interessante.
L'altro elemento che può essere salvato, qualora l'App sia disponibile per tutti i telespettatori e non per un campione, è il 'sondaggio sentimental' che schiaccia i personaggi che intervengono a un immediato indice di gradimento. Dunque, la terza rete rimane ancora orfana di un vero e proprio talk show politico di prima serata.
Un'assenza che deve essere assolutamente colmata per completare il palinsesto di Rai 3 che, sempre più spesso, negli ultimi tempi propone un ottimo servizio pubblico, menzione speciale in tal senso merita il documentario 'I ragazzi del Bambino Gesù'.