Hanno fatto indubbiamente discutere le ultime affermazioni lanciate dal Senatore Antonio razzi ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università Niccolò Cusano. Durante l'intervista, condotta da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, sono stati toccati numerosi punti, tra cui quello, delicatissimo, del femminicidio.

Il Senatore ha accolto l'occasione per dichiarare come la pensa, senza mezzi termini. "C’è un nesso tra violenza sulle donne e legge Merlin", ha detto, "se riaprissero le case chiuse in Italia calerebbe la violenza sulle donne, diminuirebbe sicuramente, non dico al cento per cento, ma quasi.

Questo aiuterebbe anche a vivere meglio le famiglie, litigherebbero di meno". Il Senatore non è nuovo alla battaglia per la legalizzazione della prostituzione, nello specifico, di riaprire le case chiuse, messe al bando dalle legge Merlin. Nel 2015 dichiarò che era precisa volontà delle prostitute poter pagare le tasse: "Le ho intervistate per un sondaggio tv", disse. La sua è una precisa missione umanitaria, che si arricchisce di nuovi capitoli. "Quando i ragazzi le vedono per strada", dichiarò, "mica puoi dirgli che sono signorine che aspettano il treno. I ragazzi sono furbi e ti dicono: ah nonno, ma cosa mi racconti? Se la togli dalla strada invece non le vedono e le famiglie possono passeggiare tranquille senza quell'imbarazzo".

La legge Merlin: croce e delizia

Le case chiuse, che videro il loro massimo splendore durante il ventennio fascista, furono definitivamente messe al bando nel 1958, dopo una discussione in Senato lunga dieci anni. Il provvedimento prende il nome di Angelina Merlin, prima donna a presenziare tra i banchi del Senato, socialista, che puntava alla vittoria, sulla base di un decreto ottenuto dal ministro degli Interni Scelba, democristiano.

Il Ministro, nel giugno del '48, diede disposizioni a tutte le questure di non concedere nuove autorizzazioni all’apertura di bordelli. Il dibattito in Senato fu senza esclusione di colpi. La Merlin voleva porre freno "al decadimento sociale", e intendeva "sviluppare la coscienza sessuale del cittadino: aprire ai giovani i campi sportivi per esercitare gli sport; moltiplicare gli Alberghi della Gioventù e spianare le vie dei monti e dei mari, anziché lasciare i giovani affollare i vicoli della suburra in attesa del loro turno dietro la porta del lupanare".

Ma la sua battaglia era anche in difesa delle prostitute stesse, spesso schiavizzate, in precarie condizioni igieniche, e letteralmente rinchiuse nelle maison, con l'impossibilità anche di affacciarsi alla finestra.Ed è proprio su che tipo di donna fossero le prostitute che il dialogo si inasprì. Il socialdemocratico Gaetano Pieraccini, uno dei più grandi avversari della Merlin, portò in Senato degli studi, alcuni anche ad opera di Lombroso (controverso medico e antropologo che associava agli immorali dei tratti anatomici specifici, teorizzando la criminalità per nascità), dove le prostitute venivano descritte come delle "minorate mentali". Dopo un lungo e sudato dibattito, la legge Merlin fu approvata, i bordelli chiusi e le donne indirizzate a dei percorsi di recupero.

Il "mestiere", però, non è mai sparito: svuotate le case, si sono riempite le strade.

Legalizzazione: introiti per lo Stato

Il dibattito sulla legalizzazione non si è mai concluso. Ad oggi, c'è chi vede nella prostituzione, che comunque viene praticata, una solida possibilità per lo Stato di togliere introiti alla malavita, che spesso, senza scrupoli, coinvolge anche minori. Nel corso del tempo, i Disegni di Legge al riguardo si sono sprecati. In politica tutto resta fermo, almeno fino alle ultime eclatanti dichiarazioni del Senatore Razzi, che hanno raccolto non poche polemiche.

"Tutti quanti ci vanno, è inutile che si nascondono, chi dice che non va a prostitute sta dicendo una bugia. Nelle case chiuse l’uomo si sfoga e poi quando torna a casa si distende bello tranquillo e non discute con la moglie, l’amante o l’amica.

Le case chiuse aiuterebbero a diminuire la violenza sulle donne! E darebbero anche sicurezza alle donne, oltreché agli uomini che non prenderebbero malattie”.

Forse il discorso del Senatore esula dalla spinosa questione della legalizzazione, e si lancia alla ricerca di un sottile filo rosso che dovrebbe legare prostituzione e femminicidio. E forse gli uomini dovrebbero sentirsi offesi, dall'essere considerati potenzialmente pericolosi, solo perché non possono (legalmente) andare a prostitute. Che fortuna, essere donna.