Ancora una volta abbiamo assistito ad un uso 'nostrano' della democrazia. A seguito della richiesta di Referendum promossa dalla CGIL, contro i voucher, avanzata da oltre tre milioni di italiani, il Governo ha proceduto a cancellarli con un decreto legge. Ha cosi evitato il Referendum. Ha dimenticato lo stesso Governo di prendere in carico l'argomento, e di discuterne con le parti sociali, per trovare le soluzioni più idonee. Sono tutti d'accordo che si tratta di un settore, che merita e dev'essere disciplinato da una legge, che metta al centro i diritti dei lavoratori.
No, non è stato cosi: il Governo ha proceduto con la manovrina a reintrodurre un provvedimento che non si discosta molto, nella sostanza, dal precedente abrogato, e con il vantaggio politico di evitare la consultazione referendaria.
Mancanza di dialogo
Si è trattato di un provvedimento che il Governo, come sostiene Susanna Camusso, ha avuto 'paura di fare a viso aperto'. Per questo motivo l'organizzazione sindacale CGIL, vicina al Governo, è scesa in piazza a reclamare contro i voucher. Giuliano Pisapia, anche se non sarà presente alla manifestazione, si è dichiarato favorevole alla stessa, a cui hanno partecipato i maggiori esponenti della sinistra italiana tra cui Arturo Scotto, Nicola Frantojanni e Maurizio Landini.
Sarà anche presente Art. 1 Mdp con Roberto Speranza che, pur appoggiando il Governo Gentiloni, non ha votato a favore dei nuovi 'voucher'.
Rispettare il Lavoro e la Costituzione
Il fatto di aver sottratto ai cittadini, come sostiene Susanna Camusso, il diritto di discutere su un tema cosi importante per la vita di tantissimi lavoratori, rappresenta uno schiaffo alla vita democratica italiana.
Si persevera sulla strada degli ultimi anni, di decidere da soli, ignorando il popolo sovrano. La protesta di oggi a Roma manda un segnale, che parla chiaro: il popolo non è d'accordo a subire le decisioni prese senza la partecipazione. Susanna Camusso sostiene che il Governo è lontano dal paese, ed in particolare da quella parte dei cittadini che lavorano, ed i cui diritti e rappresentanza vengono sempre più sviliti.
Noi invece continuiamo ad insistere sulla necessità di favorire il dialogo, che è il modo migliore per trovare soluzioni idonee, frutto di sintesi politiche. Non si va lontano con la contrapposizione, che rischia di banalizzare anche i provvedimenti importanti che vanno nella giusta direzione.