Le operazioni di polizia avviate nei giorni scorsi con l’evacuazione dello stabile della società Idea Fimit S.G.R. sono proseguite con le cariche di oggi prima in piazza Indipendenza e poi a Termini.

Caccia all'uomo alla Stazione Termini

Immigrati che dalle finestre dello stabile occupato abusivamente lanciano bombole del gas; agenti di polizia invitati a rompere qualche braccio a chi fugge o tira qualcosa. Questi sono due fotogrammi delle giornate roventi che – si spera – stiano concludendo lo sgombero della palazzina di Via Curtatone iniziate sabato scorso.

Ma le operazioni di polizia potevano avvenire con altre modalità?

L'occupazione di via Curtatone

A Roma desta preoccupazione la situazione di centinaia di eritrei ed etiopi: l’occupazione di Piazza Indipendenza è avvenuta in risposta allo sfollamento dello stabile di via Curtatone. Come mai, dunque, sono state condotte delle operazioni di sgombero senza pensare a una collocazione alternativa e immediata delle persone sfollate? Lascia perplessi come sia stato lasciato occupare la piazza vicina con la creazione di una favela a cielo aperto. Perché, poi, non è stata garantita assistenza agli eventuali rifugiati o non si è proceduto alle operazioni di rimpatrio dei clandestini che hanno occupato per tutto questo tempo lo stabile?

Oltre a uomini che hanno lanciato oggetti contundenti alle forze dell’ordine e intonato cori come “Italia, vergogna!” tra le persone occupanti ci sono molte donne, alcune incinte, e qualche disabile.

I troppi interrogativi sullo sgombero

Sono parecchi, dunque, i dubbi che accompagnano le operazioni di sfollamento di uno stabile abitato abusivamente come tanti altri a Roma: spalleggiati da movimenti di estrema sinistra, gli occupanti sono spesso clandestini sprovvisti di regolare permesso di soggiorno e protagonisti di un degrado profondo (nelle scorse settimane sono stati documentati atti sessuali in pieno giorno proprio a Piazza Indipendenza).

E fanno riflettere le immagini che vedono un funzionario di polizia invitare a rompere un braccio a chi tira qualcosa. Come è possibile che in una città turistica come Roma, la piazza della stazione principale si trasformi in un’arena dove va in scena una caccia all’uomo? Come è possibile che a due passi da questa stessa piazza, per ben quattro anni si sia tollerata un’occupazione che ha portato al lancio di oggetti e di bombole del gas contro le forze dell’ordine?

Come ha riportato Internazionale, a offrire una soluzione parziale di sessanta alloggi alle porte della città per la durata di sei mesi, senza nessun costo per il comune è stata la società proprietaria dello stabile di via Curtatone. Una delegazione di occupanti, invece, ha rifiutato l’offerta del Comune per altre ottanta persone. La speranza è che a Roma, polemiche a parte, si arrivi a una gestione seria di una questione finora gestita troppo superficialmente.