Stavolta fa male. Checché ne dicano i filosofi o i sapienti calcistici che a Lecce non mancano, il rifiuto di Stellone ha aperto uno squarcio in un bellissimo dipinto. Lo squarcio è la metafora di una piazza che non ha più neanche il 10% dell'appeal che possedeva qualche anno addietro e il bellissimo disegno è la metafora delle speranze e dei desideri che la società ed i tifosi avevano (e hanno) per questa ennesima stagione di Serie C.

E' il primo rifiuto (e non l'ennesimo come qualcuno ha ipotizzato nelle ultime ore), ma il suo rumore risuona come una bomba in una città deserta.

E pensare che, solo pochi anni fa, sedere sulla panchina del Lecce era un sogno per tantissimi allenatori italiani.

La piazza di Lecce è stata bistrattata negli anni da tanti protagonisti di passaggio, ha subito sconfitte sportive dolorose e gravi, ma ha sempre saputo rialzarsi per puntare in alto. Non ce l'ha fatta, visto che si trova ancora nella terza categoria del calcio italiano, ma ci ha sempre riprovato con caparbietà e questo fa onore a tutti. Passano i calciatori, le società, gli allenatori, ma non può e non deve passare la determinazione di una tifoseria che, nonostante la crisi che attanaglia l'Italia e le cocenti delusioni sportive arrivate in serie, riesce ancora a portare quasi 10.000 spettatori allo stadio per una gara di Serie C.

Adesso più che mai, serve restare uniti, serve remare tutti dalla stessa parte: meno parole e più fatti.

Gli sforzi della società

Tutti uniti, ricordando che la società è la vittima di questa situazione e non l'artefice. Una società che ha speso oltre 2 milioni (come affermato dal Presidente in conferenza stampa) per pareggiare i conti della scorsa stagione, che ha acquistato calciatori come Caturano (riscattato dal Bari), Di Piazza (prestito oneroso più diritto di riscatto), Armellino (comprato il cartellino dal Matera) e ha rinnovato il contratto a tantissimi calciatori protagonisti in squadra, è una società che investe che ce la sta mettendo tutta a riportare il Lecce nel calcio che conta.

Gli errori si fanno, è umano, ma sempre a fin di bene. Ecco perchè le critiche che non di rado piovono sulla società dei leccesi sono ingiuste, fuori luogo e servono soltanto ad aizzare gli animi di una tifoseria che è già sull'orlo dell'isteria. Chi scrive non ha alcun interesse a difendere una o l'altra figura societaria, ma crede che sia importante sostenere la società e remare tutti nella stessa direzione. Per il bene del Lecce.