Il Grande Fratello è sempre stato una fucina di discussioni e scandali, e anche quest'anno non tarda a suscitare scalpore con l'edizione Vip. C'è però un limite abbastanza importante da delineare con precisione, ossia quello tra la reale immoralità e la semplice ricerca d'audience.

Predolin vittima di un linciaggio mediatico

Nell'ultima puntata c'è stato un episodio che ha catturato l'attenzione generale e portato alla squalifica di un concorrente, Marco Predolin.

Predolin, conduttore e personaggio televisivo di punta degli anni '80 e '90, sicuramente meno noto ai più giovani, è stato tacciato di omofobia e blasfemia.

La prima accusa gli è stata rivolta per una battuta sul partecipante Cristiano Malgioglio, uno dei volti più noti della TV italiana e icona gay che non ha sicuramente bisogno di presentazioni, e per delle affermazioni a quanto pare infelici sull'omosessualità.

La seconda accusa è arrivata come vera causa della squalifica, anche se passata leggermente in secondo piano. Probabilmente il conduttore si è lasciato scappare una bestemmia durante una conversazione all'interno della casa con Gianluca Impastato e Luca Onestini. Non è sicuramente la prima volta che succede nella storia del programma, sono infatti ben 4 i precedenti, avvenuti ai danni di Guido Genovesi, Massimo Scattarella, Mirko Sozio e Simone Nicastri, rispettivamente nelle edizioni 5, 8, 11 e 14 del GF.

Censura e libertà

Ora la mia critica vuole incentrarsi sulla libertà d'espressione. Viviamo in una società moderna, fondata sulla democrazia e appunto la libertà d'espressione e opinione. La censura è una cosa necessaria quanto deleteria, che spesso ci sfugge di mano rivelandosi opprimente ed eccessiva al fine contenutistico e artistico o viene utilizzata esattamente per ottenere un risultato contrario a quello voluto originariamente.

La censura usata come mezzo per avere visibilità. Come quando un ragazzino delle medie urla una parolaccia per rendersi "vissuto" e "speciale" agli occhi puri ed ingenui dei coetanei, il Grande Fratello non si lascia scappare l'occasione di trattare due argomenti tanto cari al buon cittadino medio italiano come l'omosessualità e la religione.

Sicuramente la battuta di Predolin era offensiva e inopportuna per molti, ma veramente si può incolpare e additare come tentativo di discriminazione una goliardia tra amici? O è lo stesso puntare i riflettori su una battuta, poichè verso un gay, discriminare? E le sospensioni a causa di una bestemmia? Da sempre, vivendo in un paese non laico, vista come un inno a Satana o qualcosa di abominevole, messa quasi ai livelli di uno stupro. Oltretutto usata in questo caso in un momento di allegria generale come intercalare e praticamente senza accorgersene. Le bestemmie, che fanno parte del nostro linguaggio e senza dubbio non sono sinonimo d'eleganza, ma a differenza di tutti gli altri paesi non sono ammesse neanche nel pensiero ed esorcizzate totalmente,quando le possiamo trovare nei dizionari d'inglese.

Ancora più sconvolgente la domanda di Alfonso Signorini alla vittima sacrificale della serata Predolin, a cui ha fatto notare con schifo e disprezzo il suo uso del verbo crocifiggere e la parola crocifissione come oggetti delle sue frasi, pur essendo usate palesemente in modo figurativo e per rafforzare il concetto che cercava di far passare. Credo che così facendo arriveremo alla totale eliminazione di qualsiasi tipo di figura retorica, parte fondamentale e anzi forte della nostra bellissima e variegata lingua.

Scuse

So che questa opinione sarà probabilmente censurata o piuttosto impopolare, ma vorrei veramente che ognuno di noi pensasse al reale peso di queste azioni, e se realmente siano state sottolineate per distruggerle o per attirare il popolo di voyeurs che siamo noi italiani, affascinati da cronaca nera, insulti gratuiti e costumini microscopici.