Il risultato di ieri sera a Torino fra l'italica nazionale e la compagine della Macedonia valevole per i prossimi Mondiali in Russia (eviteremo per il resto dell'articolo battute su frutta e simili) ha messo a nudo tutti i limiti del nostro calcio attuale.

Questi limiti

La pochezza della nostra squadra era già apparsa in altre recenti occasioni (basti pensare alla partita di andata) ma il risultato finale ci era venuto in aiuto. Ieri no. Uno stitico pareggio inguardabile, non un tiro in porta dell'Italia nel secondo tempo, la difesa che si lascia bucare senza sfiorare il pallone, neanche ruvidi, o fare un fallo tattico fuori area.

Guardando tristemente la partita poteva venire in mente di paragonare il momento sportivo del calcio italiano con lo stato sociale e politico che vive attualmente il nostro paese. Chissà cosa potrebbe venir fuori...

Le fasce

Sia la catena di destra che quella di sinistra hanno mostrato chiare lacune. Incomprensioni fra gli attori, in costante ritardo sulla palla (e sulle decisioni in parlamento), privi del necessario dinamismo che il tifoso (e l'elettore) si aspetta.

Il centro

Inesistente. Semplicemente non c'era. E, quando c'era, sbagliava. Uomini fuori ruolo (o partito), quindi non in grado di esprimere il loro gioco (e le loro scelte politiche), incapaci di dettare il passaggio in avanti (o lottare per una giusta riforma), sempre in attesa del sostegno (o della prossima tornata elettorale), attenti più a non fallire che a costruire, sbagliando.

L'attacco

Sterile ed inconcludente, attenti più alla propria prestazione che ad un costruttivo dialogo con i compagni; non a caso il gol è stato segnato da un difensore. Entrambe le punte partivano dalle fasce ma, arrivati al centro, si intestardivano fallendo il gol (e la riforma elettorale).

La panchina

inconcludente prima, durante e dopo la partita.

Prima per scelte non felicissime (gli esordi nelle partite che contano sono sempre difficili), durante per l'incapacità di strigliare i protagonisti e di suggerire modifiche tattiche che avrebbero potuto cambiare tonalità al grigiore in campo (o alle camere).

Il pubblico: tanto, caloroso e propositivo all'inizio quanto stanco, deluso e fischiante già alla fine del primo tempo.

E si era in vantaggio. Molti sono usciti con largo anticipo (e diserteranno le urne).

La telecronaca ed il commento

La telecronaca era fortemente impegnata nella difesa della pagnotta (guai se l'Italia fallisse la qualificazione!), trasformando ogni passaggio, anche il più banale, in "saggio" o "sapiente", ogni contrasto in "efficace" (anche se veniva perso) e un tiro fuori dallo stadio è diventato una "possibile occasione" (come le domande e le risposte ai politici nei telegiornali o nei talk show). Il commento non poteva reggere il gioco a tale scempio, ma non poteva neanche reagire. Ne è scaturita un'analisi blanda e astratta, come quella di ogni opinionista.

Ogni tempo genera gli uomini che può. Viviamo questo tempo, e ci toccano questi giocatori. E questi politici.