Ogni giorno veniamo sommersi da un’infinità di notizie riguardanti stupri, aggressioni e omicidi. Accadono tutti in situazioni diverse e da persone differenti, ma una cosa in comune ce l’hanno: qualcuno viene ferito, prima fisicamente, e poi, se ne esce vivo, anche psicologicamente. Chi non prova rabbia davanti a così tante azioni crudeli? Qualcuno si ostina a chiedersi cosa spinge ad agire in questi modi, altri invece si domandano con quale coraggio si possano compiere azioni così brutali da mettere a repentaglio la vita di due persone: sia quella della vittima, sia quella dell’aggressore, perché si sa, da certe cose non se ne esce indenni.

Spesso le aggressioni accadono tra le mura domestiche

Da sempre si conoscono i detti “tra moglie e marito, non mettere dito” oppure “i panni sporchi si lavano in famiglia”, sembrano così innocui, eppure nascondono un significato profondo. Tali detti, seppur non in maniera evidente, lentamente, trascinano le persone a comportarsi in modo errato davanti a ciò che può accadere e, talvolta, accade. Inevitabile non far ricadere il pensiero sulla questione delle violenze doestiche. Perché tra moglie e marito non si dovrebbe mettere il dito? Perché i panni sporchi si lavano in famiglia? Ogni giorno, si parla di violenze domestiche, dove nessuno ha denunciato l’aggressore e, di conseguenza, la notizia è passata al telegiornale perché la vittima, ormai impotente, è crollata, non può più parlare, non può più pensare ed è viva solo nei ricordi delle persone che le sono state vicine.

Talmente vicine da non aver avuto un attimo per denunciare ciò che stava accadendo. Nessuno denuncia però, nelle interviste, i vicini dichiarano di aver sentito spesso confusione, e per confusione si intende ogni singolo schiaffo, ogni pugno, le urla, i lamenti, il dolore diventa quasi palpabile, nonostante ciò nessuno parla.

Tutto questo non avviene in silenzio, anzi. Eppure non costerebbe nulla fare una chiamata anonima alla polizia, ma ciò spesso non accade, né dalla parte della vittima, né da chi intende starle vicino. La vittima non denuncia perché si sente come paralizzata in ogni singolo gesto e le persone che le stanno vicine non fanno molto di più, perché, come affermato prima, tra moglie e marito non mettere dito.

Altrettanto spesso possono accadere in grandi città

Un altro tipo di violenze sono quelle che accadono sotto gli occhi di tutti. Un esempio è l’assassinio di Kitty Genovese, avvenuto a New York , il 7 luglio 1935. Kitty stava rientrando a casa, quando fu improvvisamente accoltellata sotto gli occhi dei vicini. Furono più o meno 38 le persone che si affacciarono dalle finestre dei loro appartamenti per vedere ciò che stava accadendo, ma nessuno ha preso l’iniziativa né per interrompere la situazione, né per chiamare la polizia. Com’è possibile tutto questo? In psicologia sono stati condotti tantissimi studi per trovare una risposta a questa domanda e, alla fine, è arrivata. Si tratta del senso di responsabilità, quel senso che le persone sentono per avere il coraggio e la forza di intervenire in quel luogo e in quell’istante.

Kitty è stata aggredita e nessuno l’ha soccorsa, poiché intorno aveva tante persone e il peso della responsabilità era alleggerito. In altre parole, bisogna vedere la responsabilità come una torta: più ci sono persone, più le fette sono piccole, meno torta si mangia e quindi c’è meno peso di responsabilità, al contrario meno persone ci sono, più le fette di torta sono grandi, più se ne mangia e quindi, le persone, sentono di più il peso della responsabilità. Kitty aveva intorno molte persone e nessuna di esse ha fatto un passo in avanti per aiutarla perché ognuno aveva l’idea che ci fosse qualcun’altro di più forte che avrebbe preso l’iniziativa e si sarebbe comportato nel migliore dei modi.

Inoltre, gli esperimenti condotti nel campo, hanno dimostrato che sarebbe bastata un’azione da parte di chiunque e, di conseguenza, tutte le altre persone avrebbero appoggiato e seguito le sue buone intenzioni.