Almeno una volta nella vita sarà capitato (quasi) a tutti di vedere un film di Quentin Tarantino. Per chi, come me, è un cinefilo si tratta quasi di un obbligo morale. A prescindere da quale film voi abbiate visto, ricorderete sicuramente lo stile violento e pulp del regista. Le sue pellicole sono state criticate in più occasioni per la crudezza esagerata e l'utilizzo indiscriminato di litri e litri di sangue finto.

Gli Stati Uniti hanno sempre avuto un problema riconosciuto in tutto il mondo: la facilità nel reperire un'arma da fuoco e la conseguente diffusione.

Una cosa però che non potrà mai essere sostituita da qualsiasi altro mezzo di comunicazione è la funzione educativa del Cinema che non può esimersi dal partire proprio dalla critica sociopolitica. Il film di Tarantino che più mi ha fatto pensare è Reservoir Dogs, conosciuto in Italia come Le iene. Si tratta del primo film del regista di Knoxville.

Ciò che lo rende davvero interessante è la non linearità narrativa che sfocia in un ordine delle scene non cronologico ma, inspiegabilmente, chiaro e comprensibile. Il cosiddetto plot non è nulla di particolarmente originale, ma è sicuramente originale il modo nel quale viene esposto.

America e le armi

Sono diverse le notizie riguardanti le sparatorie nelle scuole Americane.

L'ultima è avvenuta alla Marjory Stoneman Douglas High School in Florida e ha visto come protagonista il diciannovenne Nicolas Cruz che, armato con un fucile d'assalto AR 15, ha ucciso 17 persone e ne ha ferite 14. La notizia, purtroppo, non mi ha stupito dal momento che si tratta della diciottesima sparatoria in una scuola statunitense dall'inizio del 2018.

Ciò che realmente mi ha sorpreso è stata però la reazione del presidente repubblicano Donald Trump: la più chiara dimostrazione di come sia difficile per gli Stati Uniti abbandonare la propria mentalità. Questa eccessiva libertà nel possedere un'arma da fuoco, in nome di un valore morale di autodifesa, si contraddice da sola, trasformando l'autodifesa in un tribunale istantaneo.

Hannah Arendt nel suo saggio Sulla Violenza formula questa riflessione: "Se l'essenza del potere è l'efficacia di un comando, allora non vi è potere più grande di quello che nasce dalla canna di un fucile". Alessandro Passerin d'Entreves, celebre filosofo italiano del dopoguerra, sostiene che "sarebbe difficile dire in che modo l'ordine impartito da un poliziotto sia diverso da quello dato da un bandito". Permettere a tutti di comprare un'arma, stando a quanto sostenuto anche dalla Arendt, vorrebbe dire vendere potere in modo legale. L'utilizzo di questo potere è legittimo, ma trasforma legittimamente una persona in una possibile minaccia. Il cittadino nel momento dell'autodifesa si trasforma in giudice, giuria ed esecutore, impersonando la parte che dovrebbe spettare unicamente allo Stato.

Questo breve ragionamento spiega il perché dell'eccessiva presenza delle forze di polizia per le strade americane. Si cerca di evitare il classico "nessuno si fa giustizia da solo nella mia città" che imperversa nella maggior parte dei fumetti con protagonisti dei supereroi. Sono state numerose le proteste di fronte alla Casa Bianca per invitare il presidente Trump a valutare una regolamentazione più stringente riguardo l'acquisto e il possesso di armi. Quest'ultimo, tuttavia, sembra essere più interessato alle necessità di imprenditori e lobbisti del settore. Tale bisogno si può evincere dall'assurda proposta di armare anche gli insegnanti, aumentando così la contraddizione esistente nel popolo americano.

Il tweet è l'esemplificazione della società pseudo-liberale americana. La proposta di Trump consiste nel concedere un bonus agli insegnanti che porteranno con loro delle armi, garantendo anche uno speciale addestramento per questo tipo di situazioni. I docenti diventano quindi nuove guardie di sorveglianza nelle loro scuole. Possibili difensori come possibili aggressori.

Non siamo negli Stati Uniti se non si può possedere senza troppi controlli un'arma e se non ci si difende sparando all'aggressore. Situazioni di questo genere confermano quello stato di natura che scaturisce dall'esigenza capitalistica degli States e dall'ampia pressione che le lobby esercitano sulla politica.

Le Iene e la società americana

Per continuare l'analisi mi soffermerò su una scena tratta per l'appunto da Le Iene di Tarantino. Mr. Orange, interpretato da Tim Roth, e Mr. White, Harvey Keitel, rubano un'auto ad una signora nel tentativo di scappare dalla polizia. Per chi non ha visto il film, mi duole, ma è necessario lo spoiler. Mr. Orange, infatti, è un agente sotto copertura in questo gruppo di criminali e ha fornito informazioni alle autorità sulla rapina in gioielleria appena compiuta.

La signora all'interno dell'auto, senza porsi particolari problemi, apre il vano portaoggetti e, dopo aver estratto una pistola, spara a Mr. Orange. Analizziamo con calma. Mr. Orange, agente sotto copertura, nel tentativo di compiere il suo dovere e nascondere la sua vera identità, ha bisogno di rubare una macchina, di commettere un reato. Mr. Orange punta la pistola alla donna impartendole un comando, impersonando sia il bandito che il poliziotto. Ma la donna spara per prima e il personaggio non ha altra possibilità che sparare a sua volta e permettere alla giustizia di fare il suo corso. L'espressione sul volto di Tim Roth dice tutto: il suo dispiacere nell'avere ucciso un cittadino che sta proteggendo è immenso.

Ma se la donna non avesse sparato, cosa sarebbe successo? Molto probabilmente Mr. Orange e Mr. White avrebbero preso la macchina e risparmiato la donna che, effettivamente, era una vittima della situazione. Tuttavia quest'ultima non solo possedeva una pistola, ma ha sparato per prima nel tentativo di difendere la propria incolumità.

Tarantino nei suoi film mantiene questa sotto trama di critica verso i costumi della società americana e verso la leggerezza con cui tale tematica viene affrontata. Basti vedere il ruolo delle armi nei suoi primi tre film: sono l'oggetto con cui viene portata avanti la trama. Il colpo di scena o plot twist che sconvolge lo scenario e infittisce la situazione.

Conclusione

Si potrebbe intravedere nel cinema tarantiniano l'esemplificazione della società in cui l'autore si configura e vive. Ed è sempre una cosa magnifica poter osservare con gli occhi di altre persone questa società e la relativa interpretazione. Serve per aprire la mente su alcune dinamiche di tipo sociale. Il cinema deve divertire e intrattenere ma, soprattutto, far pensare!