Abbandonati da coloro che governano. Così si sente Paola Regeni ed in generale la famiglia di Giulio, il giovane ricercatore triestino ritrovato senza vita il 3 febbraio 2016 in Egitto, dopo essere stato rapito poco più di una settimana prima e aver subito ogni sorta di torture. A loro infatti, nonostante la tanta solidarietà dei Social, serve l’appoggio del governo italiano, che dal 14 agosto scorso è diventato sempre più rado. Loro che da due anni ormai non si danno pace per trovare quella giustizia dovuta al ragazzo; per cercare di evitare che situazioni simili accadano ancora.

Questi sono i sentimenti che aleggiano nell’aria del capoluogo ligure, durante il dibattito del 20 marzo sulla difesa dei diritti internazionali presso l’Ordine degli Avvocati di Genova. L’ennesimo appello dei genitori viene accompagnato e sostenuto da Carlo Bonini e Giuliano Foschini, inviati di Repubblica e creatori del docufilm ‘Nove giorni al Cairo’, 52 minuti in cui viene raccontata la vicenda di Giulio Regeni.

Tutori o torturatori?

Vicenda ancora non del tutto svelata, anche se si scoprono sempre più dettagli preziosi. Alessandra Ballerini, avvocato difensore dei Regeni, ha infatti rivelato che per ora nove sarebbero i nomi legati alle forze dell’ordine scoperti ad essere implicati nei drammatici fatti di due anni fa.

Enrico Zucca, sostituto procuratore della Corte d’Appello e tra i giudici per i fatti della Diaz del 2001, a questo proposito si pone però una domanda. Considerando i fatti avvenuti al g8 di Genova, considerando che coloro i quali hanno coperto i torturatori della scuola Diaz ricoprono ora posizioni ai vertici della polizia, come si può pretendere dall’Egitto la consegna dei loro torturatori?

Sostiene ancora Zucca che l’Italia, stato basato su una democrazia, non è in alcun modo riuscita a gestire una situazione come quella di 17 anni fa; anzi, al contrario ha causato una devastante rottura nel campo della tutela dei diritti internazionali. Questi appuntiti commenti fanno senza dubbio riferimento anche a Gilberto Caldarozzi, condannato per i fatti del 2001 ed ora vice direttore della Dia.

Un’altra idea che scaturirebbe dal dibattito è anche quella che l’Onu, o un simile organismo internazionale, sarebbe dunque necessario per garantire la tutela dei diritti umani, come sostiene il giudice Domenico Pellegrini.

Alla ricerca di giustizia

Molte sono state le dita puntate il 20 marzo ed altrettante sono le verità scioccanti venute fuori, svelando retroscena impensabili. Quello che è certo è che le battaglie per la giustizia non vedranno molto presto una fine, non solo per Giulio, ma anche, alcuni fra tanti, per i numerosi avvocati arrestati in Turchia a cui il presidente dell’Ordine Alessandro Vaccaro esprime la sua totale solidarietà.