Da quando Luciano Spalletti si è insediato alla Pinetina ha svolto un lavoro paziente in linea con i giocatori a disposizione e le caratteristiche del suo gruppo. Nella stagione precedente il tecnico toscano ha guidato l’Inter verso un quarto posto che ha significato il ritorno in Champions a distanza di otto anni dall’indimenticabile triplete. Il modulo 4-2-3-1, tuttavia, non ha mai garantito lo spettacolo e la concretezza che ci si aspetterebbe da un club chiamato a rinnovare ogni anno la partecipazione alla massima competizione europea. Nella precedente annata Spalletti aveva spesso addotto come scusante un mercato non all’altezza delle promesse che gli erano state fatte, ma con la campagna acquisti dell’ultima sessione di mercato questo alibi non regge più e la chiave di volta è da ricercare tutta nelle risorse a disposizione.

Oltre al lavoro sulla motivazione e l’impegno, Spalletti è chiamato a dare un volto nuovo alla sua squadra, a confezionare un modulo che sia il più possibile funzionale alle caratteristiche di un gruppo che, almeno sulla carta, ha il dovere di lottare per i primi tre posti in classifica.

Cosa non funziona nel 4-2-3-1 ed il regista mancante

Modric è stato corteggiato durante il mercato estivo per garantire quel surplus di fosforo e tecnica di cui sembra orfana la Beneamata. Brozović è un giocatore duttile e abile alla causa neroazzurra, ma non è in possesso del palleggio e della visione del più esperto connazionale. Nelle prime partite di campionato (specialmente contro il Sassuolo) il regista basso dell’Inter non riusciva a far ripartire l’azione: non una verticalizzazione, non un lancio, ma solo passaggi corti e molto spesso all’indietro.

Gli avversari hanno quindi avuto vita facile nell’andare a pressare una formazione che si “schiacciava” da sola nella propria area.

Sempre dalle prime partite di campionato è emerso un altro dato poco incoraggiante per Spalletti, ovvero la prevedibilità delle giocate. Troppo spesso, quasi a senso unico, ci si è affidati ai cross dalle fasce, facilitando il lavoro dei difensori avversari che, ben appostati, erano in grado di leggere in anticipo la fase offensiva dei neroazzurri.

Cosa cambia col 3-4-2-1

Nel nuovo modulo Perisic e Nainggolan collaborano sulla trequarti coadiuvati alle spalle da Vecino e Brozović. Si compone così un immaginario quadrato di centrocampo dove la mediana è meno gravata da compiti d’impostazione e può fungere da filtro alzando il baricentro e scaricando subito il pallone per i giocatori più avanzati.

Nelle prime partite era infatti palese la distanza siderale tra i reparti, un atteggiamento che col nuovo assetto tattico è sembrato finalmente venir meno. Contro il Tottenham Spalletti ha chiesto maggior compattezza tra le linee, presentando una squadra corta e stretta che ha saputo rimanere in partita fino al recupero del secondo tempo e rimontare con due gol la formazione inglese. Quest’ultimo è un altro dato incoraggiante, dal momento che l’Inter degli ultimi anni raramente riusciva a vincere le partite in cui passava in svantaggio.

Il 3-4-2-1 può esaltare il gioco interista nella porzione centrale del campo e liberare in questo modo le fasce. Vedasi a proposito l’assist di Asamoah per icardi, un cross teso e preciso dalla sinistra, qualcosa impensabile a difesa schierata come accadeva col 4-2-3-1.

Se il centrocampo lavorerà bene anche gli esterni ne trarranno giovamento. Col vecchio assetto tattico, come abbiamo osservato poco fa, la prevedibilità e la mancanza di spazi costringeva i giocatori di Spalletti ad un gioco velleitario fatto di cross improbabili nel tentativo di servire un Icardi raddoppiato in marcatura dai centrali.

Se il 3-4-2-1 sarà la veste tattica che conferirà nuovo lustro alla “banda Spalletti” è ancora tutto da vedere. Molto dipenderà dalla capacità di Perisic di adattarsi nel ruolo di incursore e dalla volontà del gruppo di tenere alta la squadra col pressing. La mia impressione è che il nuovo assetto esalti maggiormente lo spirito di squadra e garantisca, se non ancora lo spettacolo, almeno una buona transizione tra le due fasi di gioco.

Gli interpreti del 3-4-2-1

Handanovic si troverà a protezione dell’area piccola Miranda, De Vrij e Škriniar. Sulle fasce Asamoah e Vrsaljko rappresentano un giusto mix tra propensione offensiva e capacità di coprire gli spazi. Brozović e Vecino si alterneranno spesso con Valero e Gagliardini nella mediana, chiamati a comporre una coppia “classica” del centrocampo: il muscolare a protezione del regista. La trequarti è dove si può scatenare la fantasia del mister toscano che, se sarà abile a giostrare al meglio Perisic e Nainggolan, si troverà due giocatori in grado di fornire maggiore supporto ad Icardi, fino ad ora spaesato e intrappolato dalle marcature avversarie.

Da tenere d’occhio in questa stagione è il duttile Politano.

Il giocatore sembra centrale nel progetto di Spalletti ed ha dimostrato qualità tecniche importanti, oltre ad una grande umiltà che lo porta a spendersi con sacrificio sia in copertura che in pressing. Con Vrsaljko ko non mi stupirei di vederlo impiegato con continuità sulla corsia di destra come esterno basso, con le dovute differenze, quasi in un ruolo alla Mandzukic. Ancora tutto da valutare Lautaro Martinez, che dovrà ambientarsi il prima possibile al calcio italiano e rappresentare così una soluzione tattica in più per Spalletti.