Al meeting tenutosi ad Aquisgrana tra la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il presidente francese, Emmanuel Macron, nel corso del quale hanno sottoscritto un trattato mirante a rafforzare le relazioni tra Parigi e Berlino, i due politici avevano probabilmente creduto e sperato che l'Unione Europea avrebbe potuto reggersi senza il sostegno dell'Italia. Un clima disteso che, però, porta Russia, Cina e gli Stati Uniti di Donald Trump a sorridere divertiti, consapevoli che l'unione economico-monetaria non può sussistere senza lo Stato italiano.

In questo contesto, quasi tetro, la Merkel ha di fronte a sé due opzioni: da un lato potrebbe decidere di mediare fra due Paesi che rappresentano in egual misura gli assi portanti dell'Unione Europea, dall'altro potrebbe scegliere di stare dalla parte del presidente francese e affondare definitivamente l'Italia che, sul versante economico (e non solo) sembra essere più vulnerabile che mai.

Conflitto Italia-Francia

Il richiamo dall'Italia dell'ambasciatore Christian Masset, che era stato il primo a sostenere il governo gialloverde sin dalle elezioni dello scorso 4 marzo, non è semplicemente l'incipit di un libro appena redatto, al contrario, dimostra che il conflitto franco-italiano ha aggiunto un nuovo capitolo a un manuale di storia letto e riletto più e più volte da oltre un secolo.

Una storia che comincia con il celebre "schiaffo di Tunisi" alla fine dell'800, quando la Francia prende il protettorato tunisino, che faceva gola all'Italia garibaldina, prosegue con lo sbarco in Libia degli italiani nel 1911 e la decimazione da parte del generale Graziani del popolo libico in Cirenaica e giunge alla pesante sconfitta durante la Seconda Guerra Mondiale, quando l'esercito italiano - alleato con la Germania - attacca la Francia.

Nel dopoguerra, la perdita delle colonie da parte dell'Italia fa sì che la regione francese ponga una parte dell'Africa sotto la sua influenza con l'introduzione del franco Cfa. In tempi recenti, la Francia si è ripresa la sua rivincita con la guerra di Sarkozy a Gheddafi nel 2011. Un excursus, questo, che permette - almeno in parte - di comprendere i motivi per i quali il derby fra due Stati vicini non è mai terminato.

Tema dell'immigrazione a parte, escludendo anche l'affaire Tav Torino-Lione, ciò che viene a costituire una novità eclatante in questo panorama fortemente dissestato è l'insediamento nella scena Politica francese di un "movimento" - se così si può chiamare - comunemente noto come "gilet gialli".

Ma chi sono questi gilet gialli? È difficile catalogarli con precisione, ma sono soggetti pensionati, disoccupati, operai e in minima parte anche studenti che vivono in uno stato economico di grandi difficoltà e che hanno deciso di scendere in piazza e protestare a suon di manifestazioni e disordini vari contro l'attuale presidente contro i rincari che hanno aggravato la condizione tanto politico-economica quanto lavorativa, sociale e culturale dei cittadini, acuendo persino le differenze tra i privilegiati che vivono nella Capitale e i residenti delle città rurali.

Di Maio appoggia i gilet gialli

Definizioni a parte, vi sono due certezze. Innanzitutto, l'odio anti-francese è ciò che rende compatto l'attuale governo gialloverde e, qualcuno parla di un diversivo, un mezzo per distrarre i cittadini italiani da un'azione di governo, elogiata da ambo le parti, tra reddito di cittadinanza, quota 100 e decreto dignità (per citare alcuni esempi) che stenta a decollare. Difatti, gli istituti sia nazionali che internazionali hanno stimato un ribasso rispetto alle stime di crescita per l'anno corrente.

E, dunque, ancora una volta, l'Italia sembrerebbe essere, in Europa, il fanalino di coda, a dispetto di quel "boom economico" a cui il leader del Movimento Cinque Stelle ha fatto riferimento in più di un'occasione.

Macron è la personificazione della Francia usurpatrice, l'incarnazione dell' "uomo delle banche", nume tutelare delle élite finanziarie; insomma, il presidente francese rappresenta tutto ciò che viene criticato e duramente condannato dai Cinque Stelle. Con la nascita del movimento dei gilet gialli, Luigi Di Maio non poteva non incontrare il loro leader, o presunto tale, Chalençon, il quale ha smentito l'eventuale alleanza con i grillini in occasione delle europee del 26 maggio.