È di ieri la foto del padre honduregno morto nel Rio Grande, tentando di entrare negli USA per scampare alla miseria. Con lui è morta anche la figlioletta, che portava abbracciata alla schiena sotto la maglia, per proteggerla e per non farla trascinare via dalla corrente. È di ieri l'atto di disobbedienza civile della capitana della Sea Watch 3 Carola Rackete, che ha forzato il blocco voluto da Matteo Salvini per impedire lo sbarco di 42 profughi in condizioni sanitarie precarie.

Dovremmo fermarci tutti e pensare a come siamo arrivati a questo punto.

Potremmo lavarci la coscienza dicendo che non ci riguarda, che da qui si può solo risalire e che Salvini fa il bene dell'Italia. Invece no. Niente di tutto questo. Salvini non ha nessun interesse a risolvere il problema migranti. Verrebbero a mancargli i nemici quotidiani, quei profughi che lottano per scappare da guerra, miserie, fame e persecuzioni religiose, su cui il Ministro dell'Interno fa propaganda continuamente. Salvini avrebbe potuto partecipare al Consiglio Europeo dei suoi omologhi Ministri, per discutere la ridistribuzione dei migranti fra gli Stati membri. Non si è presentato.

Ugo Grozio e Bartolomeo de Las Casas: la nascita europea

L'antidoto al seme dell'odio e della xenofobia è nelle radici della nostra Europa.

Ugo Grozio, padre del diritto internazionale moderno, olandese, europeo, sanciva la libera e pacifica convivenza degli individui nell'interesse dello Stato moderno, che si formava quando veniva meno lo Stato di natura.

Lo ius gentium, quindi, si configura come un patto attraverso il quale tutti gli individui abbandonano i propri istinti egoistici, per collaborare alla creazione di un macro soggetto, lo Stato, che difende e protegge i diritti individuali di tutti, propedeutici a quelli collettivi di mantenimento della pace e dell'ordine sociale.

Per gli Stati vale lo stesso ragionamento. La tensione umana, per Grozio, è quella di istituire con gli altri simili una comunità Politica pacifica e concorde. Questo è ciò che oggi abbiamo perduto e che dobbiamo riscoprire attraverso lo studio di questi autori.

Bartolomeo de Las Casas si battè per il riconoscimento dei diritti degli Indios nell'epoca della conquista del Nuovo Mondo e del Sudamerica.

Molti suoi detrattori consideravano gli indios come animali, come non umani, i quali andavano assoggettati alla religione cattolica con la violenza e la coercizione. Il vescovo di Siviglia, invece, riteneva tutto ciò un errore e un abuso dei "conquistadores" che credevano di agire per mano di Dio. Il Nuovo Mondo doveva invece basarsi su di un contratto politico tra le persone, da ritenere uguali e con pari diritti, per garantire la loro convivenza pacifica.

Oggi è più che mai necessario tornare al paradigma del XVI secolo, in cui affondano le nostre radici europee, di tolleranza, integrazione. Salvare quei profughi che lottano non per una vita migliore, per un lavoro, per una famiglia, ma per una vita, è uno ius gentium, un diritto delle genti.

Dei popoli.

Nella globalizzazione e nel multiculturalismo che viviamo, riscoprire Grozio e Las Casas è essenziale per non farci fagocitare dall'odio e dalla xenofobia di chi, come Salvini, va nelle piazze col rosario in mano, ma che non ne conosce il significato. Le radici del cristianesimo si trovano in Grozio e Las Casas, nelle Leyes Nuevas che ridanno dignità agli indios, non nello spergiuro bigotto di Salvini e nel Decreto Sicurezza.