Così si apriva un articolo del Corriera della Sera risalente al 13 settembre del 1972. Un titolo che, nella società italiana del tempo, sicuramente avrà fatto storcere il naso a molti e alimentato invece le speranze di tanti meridionali, spinti da una ventata di ottimismo, caratteristica più tipica dell'epoca passata che di quella attuale.

Il 2020: l'ipotizzato anno della svolta

Lo storico quotidiano italiano sopracitato, con un titolo accattivante e decisamente di impatto, pubblicava in quell'anno un articolo basato su una previsione espressa in un rapporto per il Ministero del Bilancio, operata dall'economista Pasquale Saraceno.I dati rinvenuti spiegavano il modo in cui era avvenuto lo sviluppo economico e sociale nel Nord e nel Sud, evidenziandone le differenze, le quali vedevano il Meridione disordinato e arretrato, concludendo che solo nel 2020 si sarebbe riuscito a colmare il divario che da decenni caratterizzava, e caratterizza ancora oggi, la situazione economica e sociale in Italia.

Le sabbie mobili al Sud

La ricerca dell'economista Saraceno ha attraversato il passare degli anni ma rimane ancora oggi attuale nei suoi presupposti. Già allora si discuteva, e si mostrava nella fotografia in pagina, degli stabilimenti siderurgici dell'Italsider di Taranto, in Puglia, ancora al centro di numerosi dibattiti sull'impatto ambientale e su quello lavorativo (Italsider è il nome originale dell'azienda siderurgica tarantina, divenuta poi Ilva e in seguito AncelorMittal). Secondo lo studioso, le imprese di quell'epoca al Sud poggiavano su basi non solide, definite delle vere e proprie "piramidi sulle sabbie mobili", destinate quindi a crollare e a non conservarsi nel tempo, a differenza invece delle salde strutture già diffuse in gran parte del Nord.

Il divario oggi

Sono trascorsi quasi 50 anni dalla pubblicazione di tale articolo e il 2020 è finalmente arrivato già da qualche giorno, sembra quasi doveroso dunque tirare le somme del divario tra Nord e Sud ai giorni nostri, analizzando in che modo la situazione sia migliorata e in quale invece sembri essere peggiorata. Ciò che emerge dai telegiornali e dal pensiero degli italiani è che dopo tutto questo tempo nulla sia cambiato o quasi.

Oggi il Nord appare forse più povero di quanto lo fosse prima e il Sud, invece, ha tentato di risollevarsi e modernizzarsi, abbandonando un'economia prettamente agricola e affacciandosi a un panorama sempre più industriale; eppure sono diversi gli ambiti in cui si avverte una forte differenziazione, per tale motivo l'aspettativa degli studiosi di quell'epoca può dirsi disattesa.

Il divario evidenziato dalla cosiddetta questione meridionale non risulta sciolto, né tantomeno prossimo alla risoluzione. La politica nazionale contemporanea e il susseguirsi di presidenti e fazioni al potere, ha da sempre dimostrato interesse al raggiungimento di un equilibrio tra Settentrione e Meridione, un equilibrio che però risulta difficilmente raggiungibile. Oggi il Nord ci appare ancora economicamente più sviluppato, ricco di servizi e assistenze che invece continuano a scarseggiare in alcune regioni del Sud in cui sembra che il tempo non sia mai passato.