Vladimir Putin festeggia i vent'anni di potere in Russia. Nessun altro leader dell'ex-Unione Sovietica ha mantenuto il potere così a lungo ad eccezione di Stalin. Esattamente il 31 dicembre 1999, il Presidente in carica della Repubblica Russa, Boris Eltsin, rassegnò le dimissioni, indicando quale suo erede l'allora capo dei servizi segreti pressoché sconosciuto al mondo occidentale.

In patria, Putin era conosciuto come uomo dell'entourage del sindaco di San Pietroburgo, Anatoli Sobchak. Sottovalutandolo, i russi lo elessero per la prima volta a capo del Cremlino, il 26 marzo 2000.

Oggi, il presidente russo è considerato quanto meno uno dei tre più importanti leaders del pianeta. Molti lo considerano il numero uno. Pochi lo mettono al terzo posto.

Difficili gli inizi per Vladimir Putin

Gli inizi, per Putin, non sono stati dei migliori. Già il 12 agosto 2000, l'affondamento di un sottomarino nucleare, nel Mar di Barents, causò la morte di ben 118 marinai imbarcati. Poi, per ben due volte, nel 2002 e nel 2004, terroristi ceceni presero in ostaggio, rispettivamente, 800 persone in un teatro di Mosca e oltre 1000 bambini e insegnanti, in una scuola della Cecenia. In entrambi i casi, il sequestro finì con un massacro. Tutti i terroristi furono uccisi ma anche centinaia di persone, tra adulti e bambini, persero la vita.

Se, in Occidente, tale comportamento fu giudicato molto rozzo, i fondamentalisti islamici capirono subito che non era il caso di ricattare Putin. Diversamente, il capo del Cremlino sarebbe stato pronto a sterminare i ricattatori, anche a costo di uccidere i propri concittadini. Allo stesso modo si è conclusa la rivolta della Cecenia.

Da allora, i terroristi islamici non gli hanno dato più fastidio.

Putin fu rieletto presidente nel marzo 2004, con il 70% dei voti. Quattro anni dopo, per una norma della Costituzione russa non avrebbe potuto concorrere per il terzo mandato. In Russia, però, conoscono molto bene il gioco degli scacchi. Putin ricorse a quello che, sulla scacchiera, è definito l'arroccamento.

Cioè lo scambio di posizione del re con la torre. Fece eleggere presidente il fido Medvedev, sino ad allora incolore capo del governo. Da questi, poi, si fece nominare presidente del Consiglio. Chiaramente, in quel quadriennio, il capo del governo contò molto di più del presidente della Repubblica.

Nel 2012, ecco Putin correre nuovamente per la carica di presidente che, nel frattempo, aveva allungato a sei anni. Così nel 2018. Per il 2024, ha già annunciato che farà approvare dal parlamento russo una modifica costituzionale per poter correre finalmente per un terzo mandato consecutivo. Se tutto va bene resterà al potere sino al 2030.

Essenziale il controllo dell'Ucraina, per Vladimir Putin

Sono stati altri i problemi, in questo ventennio, che hanno dato maggiori preoccupazioni a Vladimir Putin.

Con la caduta del muro di Berlino, tutti gli stati dell'Europa orientale già satelliti dell'ex Urss sono entrati a far parte della Ue e della Nato. Hanno fatto ciò anche le repubbliche ex-sovietiche dell'Estonia, della Lettonia e della Lituania. Ciò ha significato, per Putin, ritrovarsi i missili Usa all'interno dei vecchi confini dell'ex Unione Sovietica. La Russia non poteva tollerare ulteriori allargamenti, soprattutto in Ucraina.

Quando ha avuto sentore che l'Ucraina stesse scivolando verso il blocco occidentale, Putin non ha avuto paura di rischiare la terza guerra mondiale. Nel 2014 si è prima annesso unilateralmente la penisola di Crimea e, con essa, l'importante base navale di Sebastopoli, sul Mar Nero.

Poi ha suscitato una rivolta separatista nell'est del paese che ha causato la morte di 13mila persone. In entrambi i casi sono apparsi nel territorio conteso militari e mezzi di fabbricazione russa, senza distintivi di riconoscimento.

L'arretramento russo dall'Europa orientale ha avuto come conseguenza un sempre maggior impegno, da parte di Mosca, in Medio Oriente e nell'Africa settentrionale. In Siria, Putin è accorso ad aiutare militarmente il dittatore Assad, minacciato da una guerra civile fomentata dall'Occidente. Grazie a lui, il suo alleato è rimasto al potere a Damasco. A questo punto, ha saputo approfittare degli errori degli occidentali nell'area, per avvicinare diplomaticamente le due potenze regionali: Iran e Turchia.

Vladimir Putin in Medio oriente, approfittando dell'inerzia di Usa e Ue

La denuncia degli accordi sul nucleare iraniano, e il mantenimento delle sanzioni economiche, da parte di Donald Trump stanno avvicinando Teheran a Mosca sempre di più. Inoltre, Erdogan sembra non volerne più sapere della presenza statunitense in Turchia. Ha infatti ottenuto il trasferimento in Italia delle testate nucleari già installate nelle basi turche. A questo punto la presenza della Nato, in Turchia, diventa soltanto formale.

Ma, Putin, è riuscito a guadagnarsi anche il favore del leader egiziano Al-Sisi e del generale libico Haftar. Quest'ultimo sta marciando su Tripoli e non è escluso che possa riunificare il paese con le sue forze armate.

Anche se Mosca nega, pare evidente che i nuovi alleati sono stati armati con materiale russo e non è esclusa la presenza di “osservatori” russi, sul terreno. Insomma, il ventennio di Putin si conclude con la probabile formazione di una sfera d'influenza russa, in Africa e in Medio Oriente che va da Tripoli agli Stretti di Hormuz, passando per Il Cairo, Ankara, Damasco e Teheran.