Sono tanti gli interrogativi che continuano ad attanagliare gli elettori alla vigilia della due giorni referendaria: domenica 20 e lunedì 21 settembre (praticamente in queste ore), infatti, gli italiani saranno chiamati ad esprimere il proprio parere sulla riforma costituzionale che prevede il taglio dei parlamentari.

Referendum, SI o NO sul taglio dei parlamentari

Il quesito è di per sé semplice: viene richiesta al cittadino l'approvazione alle modifiche degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione con le quali si potrebbe andare incontro alla riduzione del numero di parlamentari (i membri della Camera passerebbero da 630 a 400, mentre quelli del Senato da 315 diverrebbero 200).

Votando SI, si accoglie il testo della riforma, mentre barrando la casella NO la si rigetta.

Bisogna sempre muoversi con i piedi di piombo quando si parla di referendum. E non potrebbe essere altrimenti, dal momento in cui si va a toccare il tasto Costituzione. L'ultima campagna referendaria, in ordine cronologico, è stata quella del 2016, quella del famoso 4 dicembre che di fatto segnò la debacle (politicamente parlando) della figura dell'allora premier Matteo Renzi. L'attuale leader di Italia Viva ne fece una sorta di personificazione, minacciando l'immediato abbandono del mondo politico nel momento in cui fosse prevalso il NO e facendo difatti passare in secondo piano il testo ed il contenuto della riforma stessa.

Il rischio

Che ci sia nuovamente, a distanza di 4 anni, il rischio di una impersonificazione della riforma? Che questa battaglia, condotta fondamentalmente dai 5 Stelle e dal ministro degli Esteri Di Maio, possa produrre un effetto boomerang?

La vittoria del SI, in effetti, è vista dai più come una vittoria del Movimento 5 Stelle, che già da tempo si batte sui costi (esorbitanti) della nostra Politica, e che dunque ne rivendicherebbe la paternità.

Al contrario, una vittoria del NO, sostenuta in larga parte dalle opposizioni (vedi Salvini e Meloni), darebbe una spallata importante all'attuale governo, magari sorretta, come i suddetti si augurano, da un risultato importante anche dalle elezioni per il rinnovo dei Consigli Regionali in 7 regioni (che si terranno in concomitanza con il Referendum stesso).

Necessaria una scelta autonoma

Reindirizzare ogni tipo di battaglia, ogni principio, ogni pensiero innovativo, ogni prerogativa, all'interesse personale appare quanto di più sbagliato si possa fare in politica. Eppure accade sempre più spesso. Il rischio è quello di gettare nell'ombra e nell'oblio la vera questione per cui si è chiamati alle urne.

Un referendum di questo calibro avrebbe forse meritato, col senno di poi, molta più esplicazione e molte più delucidazioni in merito a tutti gli interrogativi che oggi, alla vigilia dell'apertura dei seggi, molti italiani continuano a porsi, con il rischio connesso che qualsiasi cosa si voti si farà un qualcosa dettato più dal parere degli esponenti politici che puntano su questo o quell'esito piuttosto che sul quesito stesso oggetto del giudizio degli italiani.