Luca Morisi, ormai ex braccio destro di Salvini e guru della comunicazione della Lega, è indagato dalla procura di Verona per cessione e detenzione di droga, in una vicenda dai contorni ancora poco chiari. Una cosa però è certa: il 14 agosto i carabinieri - che sono stati chiamati dai vicini di casa di Morisi - hanno perquisito la sua casa, una mansarda all'interno di un cascinale ristrutturato a Belfiore, a 20 chilometri da Verona: hanno trovato circa due grammi di cocaina, quantità compatibile con l'uso personale.

Ma la vicenda non si ferma qui.

Proprio in quei giorni - tra il 13 e il 14 agosto - l'allora social media manager di Matteo Salvini, si trovava a Belfiore in compagnia di due ragazzi di origini romene di circa venti anni e di un uomo sulla cinquantina. Morisi, pare, li avrebbe conosciuti sito di incontri Grindr e li avrebbe invitati a casa sua per partecipare ad un festino a base di droga.

Una volta lasciata l'abitazione, uno dei ragazzi si sarebbe sentito male per il mix di droghe assunte durante il festino e per questo avrebbe chiamato i carabinieri, i quali, dopo aver ispezionato l'auto, hanno trovato nel portaoggetti una fiala contenente un liquido che in questo momento è ancora nelle mani delle forze dell'ordine per valutare se si tratti o meno di droga.

Secondo i giovani sarebbe Ghb, ovvero dell'ecstasy liquida detta anche droga dello stupro. I due hanno anche specificato che a cedergliela sarebbe stato Morisi. Ma c'è di più: in una delle ultime dichiarazioni uno dei ragazzi sostiene di essere un modello e di prostituirsi per denaro, affermando di avere ricevuto 4.000 euro al giorno.

Morisi parla di 'fragilità esistenziali irrisolte'

Tutto ciò sarebbe all'origine dello scandalo che ha portato all'allontanamento di Morisi dalla Lega, annunciando le dimissioni da responsabile di comunicazione del partito. Quest'ultimo sottolinea di "non aver commesso alcun reato" e di avere solamente delle "fragilità esistenziali irrisolte", motivo per cui sente il bisogno di lavorare per un lungo periodo su sé stesso e di allontanarsi temporaneamente dal partito.

L'uscita di scena di Morisi potrebbe chiudere una fase comunicativa e Politica di cui restano e resteranno a lungo le macerie: la fase della Bestia, dei piatti di pasta sempre pieni postati sui social, degli attacchi ai migranti, dello scontro portato all'estremo per raccogliere like e consensi.

La reazione di Salvini

Il leader della Lega Salvini cerca di minimizzare l'accaduto dicendo di non vedere dove sia lo scandalo, cercando in tutti i modi di tenere fuori il caso Morisi dalla campagna elettorale. Cerca di far passare l'idea, senza dirlo espressamente, che c'è una sorta di congiura contro di lui da parte della magistratura e dei media, con l'intento di danneggiare il partito alle urne a pochi giorni dalle elezioni locali che porteranno gli italiani a votare in città come Roma e Milano.

Con queste premesse, il numero uno del Carroccio sa bene di dover triplicare gli sforzi in campagna elettorale.

Ma nella Lega la vicenda ha fatto emergere anche una divisione interna, tra tre anime diverse: la corrente governista, quella più estremista e di frangia, e infine quella cattolico-tradizionalista che vede in Simone Pillon uno dei principali rappresentanti: "Quanto emerso non mi stupisce, viste le note attitudini del personaggio. La giustizia divina ha fatto il suo corso. A me questo Morisi non è mai piaciuto. Mi ha sempre fatto la guerra, ora capisco tante cose". Pillon si riferisce a quando nel 2019 Salvini non si presentò a Verona al Congresso Mondiale delle Famiglie, conferenza che radunava anti-gay, antiabortisti, cristiani tradizionalisti. Quella volta - si dice - fu Morisi a tenere Salvini lontano dal Congresso, sostenendo che non ci fosse alcuna opportunità politica per la Lega.