Probabilmente Matteo Renzi sarà il nuovo Presidente del Consiglio, terzo Capo del Governo non eletto dopo Enrico Letta ed il suo predecessore Mario Monti: in realtà dietro la locuzione "non eletto" c'è un grande equivoco della politica italiana, o meglio di come interpretano la politica gli italiani, cittadini e politici, negli ultimi anni. Sbagliando, sia chiaro fin da subito.
Matteo Renzi ha ormai ultimato il suo piano di avvicinamento alla poltrona di Presidente del Consiglio, cominciato anni fa con l'incontro con Silvio Berlusconi, passato per il controllo del PD tramite primarie vinte a suon di paroloni, grandi proclami e immagine gioviale, giovanile e piaciona (le comparsate in tv dalla De Filippi, le foto col giubbottino da Fonzie), esplicitato infine dal nuovo incontro con Berlusconi per decidere la legge elettorale da imporre al Parlamento; nel frattempo non è mancato il contributo ad ingessare il governo Letta, di per sè non molto attivo ma che con il continuo tira-e-molla del PD renziano di certo non poteva fare di più.
Siamo ormai giunti al traguardo, alla proclamazione di Matteo Renzi a nuovo premier da parte di Giorgio Napolitano, e già in molti storcono il naso perchè, dicono, "Matteo Renzi non è eletto dal popolo, proprio come Monti e come Letta": peccato che sia un errore di valutazione non da poco.
Infatti, nonostante le pseudo-riforme costituzionali degli ultimi vent'anni, l'Italia è e rimane una repubblica parlamentare, ovvero col fulcro della rappresentatività popolare nel Parlamento, questo sì eletto tramite elezioni; è poi il Parlamento a decidere il Presidente del Consiglio, ovviamente "decidendo" in base alle maggioranze che si formano alla Camera e al Senato e consentendo la formazione dell'esecutivo.
Non siamo una repubblica presidenziale o simile.
Questa distorsione di valutazione della legittimità di un Presidente del Consiglio è un'eredità del berlusconismo che ha imposto nel tempo, col placet di molti per la verità, l'idea che con le elezioni politiche si voti direttamente un premier, ma non è così, a prescindere da Mattarellum, Porcellum, Italicum o qualsiasi altra legge elettorale: nelle elezioni del '94, del '96, del 2001, del 2006 e del 2008 si andava a votare schieramenti partitici, coalizioni, che già in anticipo dicevano chi sarebbe stato il loro premier in caso di vittoria, ma in ogni caso il popolo era chiamato a votare partiti (lo ripeto: partiti), non presidenti!
Dalla Prima Repubblica alla Seconda Repubblica questo aspetto non è cambiato: bisogna capire che l'Italia era ed è ancora una repubblica parlamentare e sono i partiti a decidere chi sarà il Presidente del Consiglio, e come nella Prima Repubblica, quando le maggioranze cambiavano (seppur di poco, centrate sempre sulla DC con fissi PSI, PLI, PRI, PSDI a rotazione) ed i governi cadevano, anche oggi è possibile che si cambi governo senza elezioni ma solo coi balletti partitici-parlamentari.
In fondo è successo lo stesso quando cadde il primo governo Berlusconi, i governi Prodi e tutti gli altri degli ultimi tragicomici vent'anni.
Ecco perchè Mario Monti, anche se fosse vero che venne "imposto" da Napolitano consigliato dall'Europa, è stato un premier legittimo, come anche Enrico Letta: hanno avuto l'appoggio dei partiti in Parlamento. Non centra nulla la legge elettorale, come non centra che un partito all'opposizione possa poi trovarsi nella maggioranza di governo, cosa in linea con la Costituzione.
Le elezioni del 2013 hanno portato la situazione ad essere simile, per certi versi, a quella della Prima Repubblica, senza schieramenti netti e contrapposti ma con "larghe intese" che sanno di inciuci, con un'opposizione grillina che sta fuori, come anche la Lega Nord, ed un insieme di partitini che stanno un po' qui e un po' là.
La caduta del governo Letta causata da un arrembante Matteo Renzi e dai mutati equilibri interni al PD, partito di maggioranza relativa, dovrebbe ricordare a molti le vicende degli anni della Prima Repubblica, che in forse non sono mai passati.