La vittoria è stata risicatissima nei numeri, ma c'è da scommettere che i risvolti del referendum tenutosi in Svizzera saranno notevoli, con inevitabili ripercussioni anche per l'Italia.

Con il 50,3% dei voti, infatti, i cittadini elvetici si sono espressi favorevolmente in merito all'introduzione di un tetto massimo di ingressi di stranieri nel territorio.

Particolarmente significativo il dato registrato nel Canton Ticino, di lingua italiana, dove il sì ha trionfato con il 68,17% delle preferenze. In tutti i cantoni di lingua francese e nella regione di Zurigo ha invece prevalso il no.

La schiacciante vittoria del sì nel Canton Ticino è estremamente rilevante ove si consideri che nella regione lavorano stabilmente oltre 60 mila italiani, molti dei quali transfrontalieri residenti in Lombardia che attraversano il confine ogni giorno.

Negli ultimi anni, in particolare, si è registrato un aumento costante di imprenditori e dipendenti italiani in fuga verso la Svizzera a causa del perdurare della crisi economica.

E ora cosa accadrà?

Il testo di iniziativa popolare proposto dall'Udc, partito di estrema destra, obbliga il governo elvetico a rinegoziare tutti gli accordi bilaterali stipulati con l'Unione Europea riguardanti la libera circolazione delle persone entro i prossimi tre anni.

Proprio l'Unione Europea, in una nota ufficiale, ha manifestato profondo rammarico per l'esito del referendum, che si pone in contrasto con il principio della libera circolazione di persone con la Svizzera, evidenziando che la Commissione Europea sarà chiamata ad analizzare tutte le possibili implicazioni nei rapporti e nelle relazioni con Berna.

In Italia si alza la protesta della Lega Nord. Il senatore Stefano Candiani ha affermato: «Gli svizzeri fanno i loro interessi accogliendo le imprese italiane e i nostri capitali, salvo poi chiudere la porta in faccia ai nostri frontalieri quando la crisi comincia a farsi sentire fra i lavoratori d'oltreconfine. Il problema è che il nostro governo non sa e non vuole fare altrettanto, tutelando veramente le migliaia di lavoratori delle province di confine».