Quattro mesi per il leader del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo. Così ha deciso il tribunale di Torino. Il giudice che ha emesso la sentenza è Elena Ricci. Grillo, non è stato l'unico condannato: soggetto alla medesima condanna contenuta nel dispositivo della sentenza anche Alberto Perino. Quest'ultimo avrebbe sollecitato Grillo ad oltrepassare i sigilli. Infatti, il comico genovese, è stato accusato di aver violato i sigilli della baita Clarea in Valsusa; la suddetta violazione sarebbe avvenuta durante una giornata dedicata alla manifestazione No Tav; precisamente il giorno 5 dicembre 2010.

In più, c'è anche una multa di euro 100. L'accusa, nel formulare l'imputazione con la relativa descrizione dei fatti, ai fini della pena, ha tenuto conto anche della recidiva per un precedente reato: il reato di diffamazione. I grillini non si aspettavano questo esito, anche perché l'avvocato del leader aveva chiesto una pena amministrativa, l'oblazione. Dunque, con la trasformazione dell'illecito penale in illecito amministrativo, Grillo e le persone a lui vicine speravano di risolvere in maniera semplificata questa situazione.

Nel sostenere il fondamento della difesa, Beppe Grillo, ha sempre dichiarato di non aver commesso alcun tipo di reato e di non aver usato qualsivoglia specie di violenza, verbale e fisica.

Né contro le persone, altrettanto contro le cose. Ma, mentre varcava la parte sigillata, fu ben avvisato dalle autorità locali, del possibile rischio. Tanti sono stati i commenti da parte dei grillini, delusi ancora una volta dal sistema della giustizia italiana. "Una condanna così pesante, per un reato del genere, simboleggia un caso unico nel nostro Paese. Esemplifica in maniera chiara il clima di caccia alle streghe che si è creato", ha dichiarato Perino.