Silvio Berlusconi ne ha combinata un'altra delle sue e c'è da scommettere che da qui al 25 maggio, data delle elezioni europee, in fatto di trovate più o meno estemporanee e pittoresche (per usare degli eufemismi) in chiave elettoralistica, non ci farà mancare nulla.
Nel tentativo, un po' goffo per la verità (l'uomo non ha più la lucidità e la prontezza di riflessi di un tempo), di recuperare un ruolo da protagonista sullo scenario politico nazionale e non solo e provare a far risalire il termometro dei consensi a Forza Italia (che, per sua stessa ammissione, è un miracolo se raggiungerà la soglia del 20%), si è lanciato in affermazioni che non potevano passare inosservate.
Nella sua Milano, proprio nel giorno di apertura della campagna elettorale, arriva ad affermare che per i tedeschi i campi di concentramento non ci sono mai stati e che a Martin Schulz, candidato socialista alla guida della UE, ha fatto involontariamente un grosso favore definendolo nel 2003 un "Kapò" perché questo ha aumentato la sua visibilità e le sue chances.
L'uscita, che strizza l'occhio a quella fetta di elettorato antieuropeista che vede nella Germania della Merkel la principale responsabile delle politiche lacrime e sangue che l'Europa ci impone e che, stando ai sondaggi, sta assumendo sempre più consistenza, naturalmente ha suscitato veementi reazioni.
"Pagliacciata populista per un pugno di voti" l'ha definita Gad Lerner sulla Repubblica di domenica 27 aprile.
Anche dalla Germania non sono mancate le proteste fino ad arrivare alla richiesta di esponenti del partito della Merkel, già adombrata nel passato, di espellere Forza Italia dal PPE.
L'improvvida sortita dell' (ex) cavaliere si è dunque rivelata un boomerang? Non è detto. Anzitutto, com'è prassi consolidata, seguirà a breve la smentita da parte dell'interessato che, una volta di più, dirà che le sue parole sono state strumentalmente fraintese.
Secondariamente, anche se fa la voce grossa, il partito della Merkel sa bene che l'uscita di Forza Italia dal PPE si tradurrebbe in un danno: senza Berlusconi il PPE sarebbe scavalcato dal PSE e alla vigilia delle elezioni questa eventualità è assolutamente da scongiurare.