Era inevitabile che le affermazioni di Berlusconi secondo le quali "i" Tedeschi negano l'esistenza dei campi di concentramento nazisti avrebbe scatenato un putiferio. Ed è anche difficilmente credibile che Berlusconi non lo potesse prevedere. E infatti i Tedeschi hanno reagito immediatamente. Così, come leggiamo nella "Frankfurter Allgemeine Zeitung" (28/04/2014, sez. "Politik"), il portavoce della Cancelliera Merkel, Seibert, ha dichiarato che "le accuse che sono state lanciate sono talmente assurde che il Governo Federale non si degna neanche di commentarle".

In realtà forse vale la pena di fare un qualche commento. Berlusconi è uomo troppo navigato per non sapere che le sue "esternazioni" avrebbero suscitato un vespaio e un'inevitabile reazione da parte dei Tedeschi. Che ci sia errore, non v'è dubbio. Tuttavia, l'affermazione di Berlusconi è sbagliata nel senso che è "generica" e "spara" nel mucchio senza operare i necessari distinguo. Non è vero che "i" Tedeschi abbiano negato l'esistenza dei campi di sterminio, mentre è vero che qualche studioso "anche" tedesco lo la fatto. Insomma, nella storiografia contemporanea, coloro che negano i campi di sterminio sono chiamati "Negazionisti". Ma tra essi non ci sono "tutti" "i" Tedeschi, ma soltanto "qualche" tedesco, come per esempio Ernst Nolte, che una ventina d'anni fa pubblicò un libro che fece molto scalpore [Ernst Nolte, "Nazionalismo e bolscevismo.

La guerra civile europea 1917-1945", Sansoni, 1989.].

Accanto a Nolte, però, potremmo citare un altro studioso, che con i suoi libri e articoli fece molto scalpore e che finì anche in tribunale. Mi riferisco a Robert Faurisson, che "non è" Tedesco, bensì Francese [Robert Faurisson, "Écrits révisionnistes", 1974-1998, 4 voll.].

E in mezzo ci potremmo anche metterci qualche studioso italiano, e anche diversi storici statunitensi.

In conclusione, Berlusconi ha sicuramente le sue ragioni per "mettere in crisi", se possibile, "i" Tedeschi, però ho la vaga impressione che il "petardo-propaganda" gli sia scoppiato in mano perché è troppo generico e riprende un tema potente e molto dibattuto nella storiografia contemporanea, ovvero quello della "colpa collettiva dei tedeschi nella Shoah".

Alla fine, un simile argomento è stato ritenuto dall'opinione pubblica tedesca (e non solo) "sostanzialmente" ingiusto e volutamente provocatorio. Di qui le polemiche del giorno, che saranno difficili da sopire, perché il problema della "responsabilità storica dei Tedeschi" è un qualcosa di molto serio, che sarebbe opportuno trattare in maniera meno disinvolta, soprattutto perché poi s'innescano meccanismi sociali estremamente difficili da gestire e controllare.