Ok, a larga maggioranza, della Commissione Giustizia della Camera al disegno di legge sul divorzio breve, che modifica i presupposti per la domanda di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio. Dopo 'appena' 40 anni dal referendum sul divorzio (era il 12-13 maggio 1974), anche la nostra cattolicissima Italia sembra finalmente essersi decisa a voltare pagina e ad adeguarsi al 'dinamismo' degli altri Paesi europei.

'Un passo avanti di civiltà giuridica e sociale' - ha dichiarato Donatella Ferranti, Presidente della Commissione -'che tra l'altro ci riallinea agli altri paesi europei riducendo i termini per la proponibilità della domanda di divorzio e semplificando il percorso giudiziale'.

Tempi ridotti a 1 anno (dagli attuali 3) in caso di contenzioso tra i coniugi e a soli 6 mesi in caso di consenso reciproco. Termini che, tra l'altro, cominceranno a decorrere non più dal momento del deposito dell'atto (come nel testo originario), ma da quello della notifica al coniuge.

Il testo licenziato prevede inoltre che, ai soli fini della riduzione dei termini, non si terrà conto della presenza o meno di figli di minore età, e che la comunione dei beni si scioglierà nel momento in cui il giudice autorizza i coniugi a vivere separati.

Prevista inoltre una disciplina transitoria per garantire operatività immediata alla nuove legge per i procedimenti di separazione in corso nel momento in cui la normativa entrerà in vigore.

Bocciata invece la proposta di un 'divorzio diretto' (senza passare per la separazione) in caso di consenso di entrambi i coniugi.

Voto favorevole da parte di Pd, M5S, SEL e del co-relatore di Forza Italia Luca D'Alessandro. Assenti gli altri esponenti di FI, Scelta civica, Popolari per l'Italia e Lega. Voto contrario di NCD.

Il disegno di legge approderà in aula a Montecitorio il prossimo 26 maggio.