Dal discorso di insediamento del neo Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parole di speranza per tutti. Da costituzionalista c'è stato un forte richiamo ai valori fondanti della Costituzione: uguaglianza, superamento delle diversità e lavoro, questi i temi sui quali il presidente Mattarella ha insistito più volte.

La Costituzione (parola citata ben 15 volte) non è un bene astratto ma si concretizza attraverso il lavoro, la scuola, i servizi, gli ospedali, la Pubblica Amministrazione. Parole che lasciano intendere quale sarà il suo contributo da arbitro e come queste sue parole, queste riflessioni, possano essere di stimolo al dibattito parlamentare ed al Governo. "Io arbitro, ma i giocatori mi aiutino con la correttezza".

Un pensiero particolare il neo Presidente lo ha rivolto ai giovani parlamentari. Egli, ha affermato, comprende il disagio giovanile, le battaglie politiche che vengono fatte all'interno delle istituzioni, ma queste non devono essere fini a se stesse. Devono contribuire al miglioramento delle condizioni di tutti, le legittime richieste o rivendicazioni non devono sfociare in intemperanze. Indica a tal proposito la centralità del Parlamento espressione della sovranità popolare, che deve essere luogo di confronto ma soprattutto di incontro.

"La crisi ha aumentato le ingiustizie, ma non deve intaccare i principi costituzionali", ha rimarcato con forza, lanciando quindi un appello all'unità contro la crisi economica e le difficoltà istituzionali.

La crisi ha "inferto ferite e prodotto emarginazioni e solitudini, tante difficoltà hanno colpito occupazione e creato esclusioni", ha continuato, riscuotendo una vera e propria standig ovation. Altri punti salienti sono stati il riferimento al "ripudio" della guerra e di tutti gli atti di violenza terroristica che oggi affiggono il mondo e la condanna della violenza sulle donne.

Gli applausi sono stati tanti, 42 in totale, a suggello di un discorso appassionato, sobrio, essenziale. "Discorso positivo ed apprezzabile", è il commento di tutti. "Dieci e lode" secondo Pierluigi Bersani. Parole di elogio commosse sono arrivate anche dalla comunità ebraica per il riferimento all'uccisione del bambino italiano nel 1982 davanti alla Sinagoga di Roma.