Che in casa Pd non fosse tutto rose e fiori era risaputo da tempo, forse dall'ormai lontano 2013 in cui l'uomo che pagò lo scotto della guerra interna fu Pierluigi Bersani a cui seguì Enrico Letta. Stavolta a cedere il passo al Partito Democratico guidato dal presidente del consiglio dei ministri è Pippo Civati. Dopo mesi in cui sembrava che l'azione di forza fosse alle porte ecco che arriva l'abbandono del gruppo parlamentare e del partito.

Pippo Civati ha affermato il partito che ha abbandonato è fondato sulla figura del segretario, Matteo Renzi, e sull'Italicum.

Sembra così che l'insistenza del governo Renzi sulla legge elettorale abbia contribuito di molto ad allargare la faglia che da oltre un anno stava spezzando in due il Pd. "Non sentendomi, per i valori in cui credo, in grado di votare la fiducia al governo Renzi mi sembra coerente uscire dal gruppo del PD". Queste le parole con cui Civati ha giustificato questa scelta importante per la propria carriera politica. Le discrepanze con i grandi nomi del Partito sono state percepite dalla votazione della prima fiducia alla legge elettorale, poi ottenuta da Renzi, in Camera, voto dal quale si astennero senza mezzi termini personalità come Bersani, Letta, Civati e Rosy Bindi tra i tanti.

Il quesito che ora tutti si pongono è dove, il rivale delle ultime primarie vinte da Renzi, approderà in questa sinistra italiana.

L'altra scelta più logica visti gli ideali professati dallo stesso Civati sembra essere quella che porta a Nichi Vendola e a Sinistra Ecologia e Libertà ma non è da scartare l'ipotesi che il 39enne ormai ex PD decida di intraprendere una strada tutta sua. Intanto dal PD a commentare l'avvenuto tra i primi è stato il vicesegretario Lorenzo Guerini che si è detto dispiaciuto e non sorpreso ritenendo che questa è una scelta preannunciata già dal molto tempo.

Dal canto suo Civati afferma di non voler far polemica contro Renzi ma scaglia una pietra contro il PD affermando che all'interno del gruppo misto non sentirà molto la differenza rispetto a stare nel gruppo parlamentare del PD, a suo dire, sempre più eterogeneo.