Il reddito di cittadinanza viene denominato in diversi modi, come abbiamo già scritto in un nostro precedente articolo, questo è il più conosciuto in Italia da quando il M5S ne ha fatto il proprio cavallo di battaglia ma se parlassimo di reddito minimo garantito, reddito di base o basic income, staremmo esprimendo sempre lo stesso concetto: il diritto alla dignità!

Dignità, autostima e autodeterminazione sono i tre punti cardine che il reddito di cittadinanza vuole tutelare, permettendo ad ogni individuo di partecipare al benessere generale della comunità di cui fa parte, in pratica: permettere ad ognuno di partecipare attivamente alle forme di attività economica e sociale dalle quali sarebbe altrimenti escluso.

Il reddito di cittadinanza è strutturato in modo diverso a seconda dello Stato che lo applica, con vincoli più o meno stringenti, in alcuni casi inesistenti e con un'incidenza economica differente in base alle caratteristiche di ogni singolo Paese.

In alcuni, ad esempio, vige l'obbligo di accettare qualunque lavoro venga proposto durante il periodo in cui si beneficia del basic income e, in caso di rifiuto, si perde il benefit. In altri, al contrario ed in perfetta sintonia con quanto previsto dalla risoluzione del Parlamento europeo ratificata il 21/10/2010, è garantito che i lavori proposti siano congrui con la qualifica professionale e con la formazione del beneficiario.

Insomma, pur non potendo essere tutti perfetti nel rispetto dei paradigmi enunciati dalla risoluzione dell'Ue, l'Europa ha fin qui dimostrato un'ottima seppur strana propensione al sostegno sociale che, altrettanto stranamente, l'Italia non è stata in grado di portare avanti soprattutto per mancanza di volontà.

I motivi che vengono portati a giustificazione da chi è contrario al reddito minimo garantito, sono svariati e curiosi: si sostiene che con un reddito di cittadinanza garantito dallo Stato nessuno andrebbe più a lavorare, dimenticando che tale reddito dovrebbe essere semplicemente di sostegno per coloro che sono al di sotto della soglia di povertà, quindi non sarebbe mai sostitutivo di uno stipendio adeguato e congruo.

C'è chi afferma che in un paese in crisi come l'Italia e con un debito pubblico enorme come il nostro, non si possa trovare l'adeguata copertura finanziaria per la spesa da sostenere, la quale dovrebbe aggirarsi tra i 15 e 1 19 miliardi...nel resto d'Europa il basic income è finanziato attraverso la fiscalità e non pesa sul portafoglio pubblico...non si capisce perché non si possa applicare anche in Italia.

Riassumendo: il reddito di cittadinanza non si può applicare perché poveri siamo e poveri dobbiamo rimanere, siamo un popolo di furbi e corrotti e invece credevamo di essere "un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori"...o almeno così è scritto sul Palazzo della civiltà italiana, il colosseo quadrato, all'Eur.

Del resto non potremmo aspettarci altro, i nostri politici sono l'espressione di chi li vota...peccato che da qualche decennio a questa parte non riusciamo più a votare chi vorremmo, perché quando è in gioco l'interesse della classe politica e delle lobby che deve rappresentare, la volontà per legiferare in una certa direzione non manca mai!