Dopo circa 10 anni di discussioni in Parlamento, con il provvedimento del 22 aprile scorso, Legge 06/05/2015 n. 55, in Gazzetta Ufficiale 11/05/2015 n. 107, in vigore dal 26/05/2015, la Camera dei Deputati, con 398 si, 28 no e 6 astenuti, ha approvato in via definitiva il c.d. "divorzio breve", apportando una notevole modifica alla legislazione attuale, ben distante, a dire il vero, da altri ordinamenti giuridici che, come per esempio quello americano, contemplano il divorzio diretto, senza passare dal periodo di separazione. Se fino ad oggi bisognava aspettare tre anni, con la nuova disciplina, in caso di separazione giudiziale il divorzio si potrà richiedere dopo soli dodici mesi, mentre con una separazione consensuale i tempi saranno ridotti alla metà, e quindi a sei mesi.

I termini decorreranno dalla data di comparizione dei coniugi dinanzi al Giudice per l'udienza Presidenziale: in caso di separazione consensuale il Giudice confermerà le condizioni a cui sono concordemente addivenute le parti, mentre per la separazione giudiziale provvederà sulle disposizioni ritenute urgenti, con la trasmissione del fascicolo al Giudice Istruttore che tratterrà la causa a ruolo.

Le critiche

Dopo 41 anni dal referendum che dal 1974 cambiò totalmente la storia della società italiana, il "divorzio breve" ha sicuramente scatenato molte critiche di carattere etico e religioso. In molti temono che con l'entrata in vigore di questa Legge, diventi plausibile il binomio "divorzio breve - matrimonio breve", soprattutto in un momento sociale ed economico così travagliato come quello che l'Italia sta attraversando, in cui molte coppie faticano a sbarcare il lunario ed a fare progetti a lunga scadenza oppure scelgono la strada più conveniente sotto tanti punti di vista, ossia la convivenza more uxorio.

Di certo, in un Paese cattolico come il nostro, una riforma di questa portata non passa inosservata. Anche Papa Bergoglio è intervenuto sulla questione, affermando che la nuova sfida deve essere il "fidanzamento", momento di preparazione in cui le coppie devono conoscersi e maturare insieme la scelta e la consapevolezza di un'unione ed una convivenza duratura e felice.

Dall'altra parte, invece, i vantaggi, non solo per le coppie che decideranno di lasciarsi, ma soprattutto per i Tribunali d'Italia, ormai intasati, anche dopo gli ultimi, talvolta azzardati, accorpamenti. La farraginosa burocrazia, le guerre tra coniugi, le sofferenze dei figli e le esorbitanti spese legali, lasceranno il passo ad una procedura snella e sicuramente più veloce per tutti. Parola dei politici.

Ai posteri l'ardua sentenza.