I leader di USA, Germania, Giappone, Francia, Italia, Gran Bretagna e Canada si incontrano oggi in Baviera assieme al presidente dell'Unione Europea, Donald Tusk e il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Questo è il secondo vertice dei leader mondiali senza la Russia, paese posto fuori dal gruppo per la vicenda Ucraina. 40 anni dopo il primo vertice, il G7 ha perso metà del suo peso nell'economia mondiale. All'inizio i sette paesi raggiungevano un risultato pari a più del 60% del PIL globale, oggi rappresentano un "misero" 32,7%.
Il Gruppo dei G20, che include anche la Cina, India, Brasile, Russia e Australia, rappresenta invece l'82% del PIL mondiale, per cui sarebbe questo il forum più appropriato per un coordinamento economico a rilevanza planetaria.
Angela Merkel ha riconosciuto questo limite, il G7 non può risolvere da solo tutte le sfide attuali inserite nell'ordine del giorno del vertice: la crescita sostenibile, stimolare il libero commercio, rafforzare la sicurezza energetica, coordinare l'azione contro la crisi in Ucraina, la minaccia del terrorismo islamico, la lotta ai cambiamenti climatici e contro le epidemie internazionali. Per raggiungere questi obiettivi non sono sufficienti sette paesi, alcuni di questi in forte crisi di indebitamento, come la Francia e l'Italia, bensì servono molti altri partner.
Il summit conterà poco o niente e la coesione interna al G7 è meno solida di quanto sembri. La prima crepa è di tipo economico, con il forte disaccordo tra gli Stati Uniti e l'Unione Europea su come consolidare il recupero dei crediti. Mentre Washington sostiene una politica più espansiva e dilazionatoria, Germania, Gran Bretagna e la stessa Commissione europea sostengono che l'austerità è l'unico mezzo per promuovere gli investimenti e la crescita, nonostante il fatto che la storia economica ha sempre dimostrato l'esatto contrario.
Altro punto di disaccordo è la vicenda greca, infatti, sempre da Washington partono le critiche nei confronti dell'Europa affermando che ha sbagliato la gestione della crisi e auspica una maggiore flessibilità. Anche la vicenda russa crea un'altra crepa fra i membri del G7. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, vuole un impegno europeo per estendere le sanzioni di altri sei mesi nei confronti di Mosca, ma l'Unione Europea è divisa a causa del possibile impatto negativo che determinerebbe una tale dilazione.
La difficoltà della UE su tale argomento è determinata dalla considerazione di un possibile voto contrario della Grecia, cosa che impedirebbe di ottenere quell'unanimità regolamentare per deliberare in tal senso. Le sanzioni europee alla Russia scadono a luglio e la UE preferirebbe evitare l'argomento in anticipo, senza dimenticare la preoccupazione di un escalation del conflitto in Ucraina a causa della decisione USA di inviare forze americane per addestrare l'esercito ucraino. Nonostante la durezza delle dichiarazioni ufficiali, gli Stati Uniti e l'Unione Europea hanno bisogno della Russia, non solo per stabilizzare l'Ucraina, ma anche per tante altre vicende legate al problema dell'Iran, della Siria, della Libia e del terrorismo islamico.
Un'altra divisione del G7 è la politica cinese. La UE vuole mantenere una strategia più collaborativa con la Cina mentre gli Stati Uniti considera il paese asiatico come una minaccia alla sua supremazia. Nel frattempo, non solo la Grecia ma anche la Gran Bretagna sta iniziando a prendere in seria considerazione l'idea di aderire al progetto legato alla banca NDB BRICS, istituto finanziario oggi gestito da Cina, Russia, India, Sudafrica e Brasile. Se così fosse, il G7 attuale avrebbe un concorrente: un diverso e più temibile G7 che permetterebbe di rappresentare ben oltre il 32,7% del PIL mondiale.