Aprile 2006: con un vantaggio di circa 24mila voti alla Camera (e un pugno di seggi al Senato), la coalizione di centro-sinistra L'Unione vince le elezioni politiche. Il governo verrà formato da Romano Prodi, economista e docente all'Università di Bologna. Due anni dopo quello stesso governo - già in crisi - riceve il colpo di grazia quando alcuni senatori decidono di cambiare casacca, sottraendo consensi (e quindi voti) al governo in carica.

Tra i senatori coinvolti c'è anche Sergio De Gregorio che, eletto nelle fila dell'Italia dei Valori, decide di passare al Popolo delle Libertà, contribuendo alla caduta del secondo governo Prodi.

Oggetto del processo - terminato in primo grado con la condanna di Berlusconi e di Lavitola - i presunti 3 milioni di euro che l'ex premier avrebbe versato a De Gregorio e ad altri senatori affinché non rinnovassero la fiducia nei confronti del governo. Lavitola, all'epoca direttore dell'Avanti, avrebbe fatto da 'postino', consegnando a mano (e in diverse tranche) ben 2 milioni di euro in contanti. Quel 24 gennaio 2008, 161 senatori votarono contro Prodi, facendo cadere l'esecutivo. Quella forte presa di posizione portò direttamente alle elezioni del 13 e del 14 aprile 2008.